Il traghetto delle bugie - Arezzo Trasgressiva

Cristina si appoggiò al corrimano del traghetto, lasciando che il vento salmastro le scompigliasse i capelli. Era una di quelle giornate in cui il cielo si tingeva di un azzurro così intenso da sembrare irreale, e il sole danzava sulla superficie del mare, creando un sentiero di luce che sembrava invitarla a seguirlo verso l'orizzonte. Aveva trascorso l'ennesima settimana immersa nella monotonia del suo lavoro d'ufficio a La Spezia, e il rituale del traghetto per le Cinque Terre era diventato il suo piccolo rifugio di libertà.

Quel giorno, però, qualcosa era diverso. Mentre si dirigeva verso il suo posto preferito, i suoi occhi incontrarono quelli di un uomo seduto da solo. Elia, con i suoi occhi profondi e un'espressione calma che sembrava nascondere un oceano di pensieri, la fissava. Cristina sentì un brivido percorrerle la schiena e, senza sapere bene il perché, decise di sedersi accanto a lui.

Il traghetto si staccò dal molo e iniziò il suo lento navigare tra le scogliere. Cristina e Elia iniziarono a parlare, scoprendo una complicità inaspettata. Lui era un'escort occasionale, un mestiere che esercitava con la stessa discrezione con cui affrontava la vita. Non era il solito belloccio arrogante, ma un uomo che sapeva ascoltare e che usava le parole con saggezza. Cristina si sentì affascinata da quella calma apparente, da quella forza tranquilla che emanava.

Il sole iniziò a tramontare e i passeggeri si diradarono, lasciando Cristina e Elia in una solitudine condivisa. Il desiderio di abbandonarsi a quella connessione improvvisa divenne irresistibile. Senza un apparente motivo, Cristina si avvicinò e i loro visi si sfiorarono, come se fossero magneti incapaci di resistere all'attrazione. Le loro labbra si incontrarono in un bacio che era un mix di passione e urgenza, un segreto custodito sotto coperta, nascosti dietro le giacche appese.

Elia era un maestro nel gioco dell'attesa, nel costruire la tensione. Le sue mani si posarono delicatamente sulle gambe di Cristina, scivolando lentamente verso l'interno coscia. Lei si irrigidì per un attimo, poi si abbandonò al piacere che stava invadendo ogni fibra del suo essere. La barca dondolava al ritmo delle onde, e ogni movimento sembrava amplificare le sensazioni che Elia stava suscitando in lei.

"Voglio sentirti," sussurrò Elia, mentre la sua mano si faceva strada sotto la gonna di Cristina. Lei gemette silenziosamente, spalancando le gambe per invitarlo a esplorare più a fondo. Il suo tocco era esperto, sapeva dove e come toccare per mandarla in estasi. Cristina sentiva il suo respiro farsi più affannoso, il suo cuore battere all'impazzata. "Fuck, non ho mai desiderato nessuno come te in questo momento," mormorò, lasciando che le parole si perdessero nel fruscio dell'acqua contro lo scafo.

La tensione era palpabile, e la necessità di un contatto ancora più intimo divenne una pulsione primordiale. Elia prese la mano di Cristina e la condusse verso il bagno del traghetto. Entrarono, chiudendo la porta dietro di sé, e si trovarono in uno spazio ristretto che odorava di sapone e sale. Era un luogo improbabile per un incontro d'amore, ma in quel momento non c'era posto più romantico al mondo.

Cristina si appoggiò al lavandino, guardando Elia negli occhi mentre lui sganciava la cerniera del suo pantalone. Lei fece lo stesso, slacciando i bottoni della sua camicetta e lasciando cadere la gonna a terra. I loro corpi si scoprirono l'uno dell'altra, nudi e desiderosi. Elia prese un preservativo dal suo portafoglio e lo srotolò con abilità sul suo cazzo duro, mentre Cristina si mordeva il labbro inferiore, eccitata dall'anticipazione.

Elia si avvicinò, e Cristina sentì la punta del suo membro sfiorarle la pussy bagnata. Con un movimento deciso, la penetrò, facendo sì che lei emettesse un gemito soffocato. Iniziarono a muoversi insieme, silenziosi e intensi, mentre il traghetto continuava il suo viaggio ignaro del fuoco che stava divampando nel suo piccolo bagno.

La passione era tangibile, ogni spinta di Elia era un'onda che la travolgeva, ogni ritiro un attimo di vuoto che la lasciava ansiosa del prossimo assalto. Cristina si aggrappava a lui, sentendo il piacere montare, un'onda che stava per infrangersi. "Yes, fuck me harder," ansimò, e Elia obbedì, aumentando il ritmo fino a quando non sentì il suo corpo contrarsi intorno a lui in un orgasmo che la fece tremare.

Elia non era lontano, il calore e il bagnato della sua pussy lo portarono al limite. Con un ultimo, profondo affondo, raggiunse il suo culmine, riversando il suo piacere nel preservativo mentre un gemito gli sfuggiva dalle labbra. Si appoggiarono l'uno all'altra, sudati e senza fiato, mentre il mondo esterno sembrava scomparire per qualche istante eterno.

Una volta ripresisi, si rivestirono in fretta, scambiandosi sorrisi complici. Sapevano che quello che era appena accaduto era unico, un momento sospeso nel tempo che non avrebbero dimenticato. Tornarono ai loro posti, come se nulla fosse successo, ma i loro occhi tradivano la conoscenza di un segreto condiviso.

Quando il traghetto attraccò a La Spezia, Cristina e Elia si separarono senza scambiarsi numeri di telefono, sapendo che ciò che avevano vissuto non aveva bisogno di un seguito. Era stato un incontro perfetto, un'avventura erotica che avrebbe arricchito i loro ricordi. Cristina scese dal traghetto con le gambe ancora tremanti, ma con un sorriso soddisfatto sulle labbra. Aveva trovato ciò che stava cercando, anche se non sapeva di cercarlo: un'escapade che le aveva ricordato che la passione non conosce regole né confini.

E mentre si allontanava, sentì il bisogno di voltarsi un'ultima volta. Elia era ancora lì, che la guardava allontanarsi. Le fece un cenno con la testa, un saluto silenzioso che lei ricambiò con un sorriso malizioso. Cristina sapeva che avrebbe continuato a prendere quel traghetto ogni settimana, sperando, forse, di rivivere quell'incanto. Ma anche se non si fossero più incontrati, avrebbe avuto quel ricordo, quel pomeriggio in cui si era lasciata andare tra le braccia di un uomo dagli occhi profondi, scoprendo che a volte, la vita può essere più eccitante di quanto si possa immaginare.

Cristina sapeva che avrebbe continuato a prendere quel traghetto ogni settimana, sperando, forse, di rivivere quell’incanto. Ma anche se non si fossero più incontrati, avrebbe avuto quel ricordo, quel pomeriggio in cui si era lasciata andare tra le braccia di un uomo dagli occhi profondi, scoprendo che a volte, la vita può essere più eccitante di quanto si possa immaginare.

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Passarono i giorni, e ogni sabato Cristina tornava sul traghetto. Sempre lo stesso posto, sempre lo stesso orario. A volte portava un libro, altre volte si limitava a osservare il mare, come se volesse imprimere ogni riflesso d’onda nella memoria. Ma Elia non c’era.

Un pomeriggio, mentre il traghetto costeggiava Vernazza, una signora anziana le si avvicinò. "Aspetti qualcuno?" chiese con un sorriso gentile.

Cristina esitò un istante, poi rispose: "No. Aspetto solo un ricordo."

La donna annuì con la saggezza di chi sa leggere tra le righe. "Alcuni ricordi sono più vivi delle persone stesse," disse. E se ne andò, lasciandola con quella frase sospesa tra le onde.

Quella notte, a casa, Cristina si addormentò con la finestra aperta, lasciando entrare l’aria salmastra. Sognò Elia, ma non come l’aveva visto quel giorno: lo sognò in un quadro, sospeso tra i colori, come se fosse stato dipinto nel suo cuore con pennellate di passione e nostalgia. E nel sogno, lui le diceva: "Non tutti gli incontri sono fatti per durare. Alcuni servono solo a risvegliarti."

Al suo risveglio, si trovò a sorridere tra le lenzuola spiegazzate. Aveva cercato qualcosa fuori da sé, e lo aveva trovato. Ma ciò che Elia aveva davvero risvegliato in lei era dentro da sempre: la voglia di vivere, di sentire, di lasciarsi attraversare.

Da quel giorno, Cristina non smise di salire sul traghetto. Non per cercare Elia. Ma per ricordarsi chi era diventata grazie a lui.

E in ogni tramonto sul mare, ogni scia che si spegneva all’orizzonte, lei sentiva ancora il tocco caldo di quelle mani, la voce roca nel suo orecchio, e il battito di un cuore che, anche solo per un attimo, aveva danzato al ritmo del suo.

Perché alcune storie non finiscono mai davvero.

Rimangono.

Come il sale sulla pelle.
Come l’odore del mare nei capelli.
Come il desiderio che torna… ogni volta che chiudi gli occhi.


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