Il bacio sotto i limoni - Arezzo Trasgressiva

Nascosta tra le fronde lussureggianti della limonaia, Claudia respirava un’aria sospesa, come se quel luogo fosse fuori dal tempo. Il profumo intenso dei limoni maturi si mescolava al calore del pomeriggio, avvolgendola in una cornice surreale per la sua fuga clandestina. Il marito, ignaro, si rilassava alla spa dell’hotel, mentre dentro di lei una tempesta di desiderio cresceva inarrestabile.

A trentasei anni, Claudia aveva imparato a conoscere la propria sensualità irrequieta, e quel giorno la sentiva fremere sotto la pelle. Camminava tra gli alberi come una predatrice lenta, finché i suoi occhi non si posarono su di lui: Roberto, ventinove anni, escort campano dal sorriso peccaminoso e dallo sguardo che prometteva più di quanto le parole potessero dire. Appoggiato a un muro di pietra, il sole filtrato dai rami ne disegnava ombre irregolari sul volto, accendendo i tatuaggi che affioravano da sotto la camicia aperta.

Il loro avvicinarsi fu inevitabile. Roberto lasciò scivolare lo sguardo lungo il corpo di lei, soffermandosi sulle labbra socchiuse. Sfiorò la scollatura del vestito con le dita, lento, come per assaggiarne il calore prima ancora della pelle.

«Sei bellissima,» mormorò, la voce bassa che le vibrò dentro.
Claudia sorrise appena. «E tu sei pericoloso.» Ma non si mosse.

Il primo bacio fu un patto silenzioso. L’odore di agrumi e terra umida si mescolò al calore dei loro respiri, mentre le mani di Roberto le scostavano il costume da bagno con un gesto sicuro, liberando curve bronzee e tese. Il tessuto cadde ai piedi nudi di lei, lasciandola nuda tra i limoni, la luce dorata che accarezzava la pelle.

Roberto la guidò verso un punto del prato dove l’erba era morbida. Claudia si inginocchiò davanti a lui, sentendo il cuore batterle nelle orecchie. Quando lo prese in bocca, il sapore della pelle salata dal sudore si mescolò con la dolcezza del momento. Lo succhiò lenta, godendo della reazione che vedeva nei suoi occhi.

Poi fu lui a prenderne il controllo: la spinse delicatamente a terra, si posizionò sopra di lei e la penetrò con una lentezza che la fece gemere, la sua erezione che la riempiva fino in fondo. Claudia strinse tra le mani due limoni appena colti, il succo fresco che le scivolava tra le dita e si mischiava al calore della pelle.

Ogni spinta era profonda, misurata, eppure capace di accendere ogni fibra del suo corpo. Lei si inarcava per accoglierlo, sentendo il cazzo di Roberto spingerla sempre più vicino all’orlo. Lo guardò mentre si muoveva dentro di lei: mascella serrata, occhi fissi nei suoi, il sudore che gli colava lungo il collo.

Il suo orgasmo arrivò rapido, un’onda che la travolse e la lasciò senza respiro, le gambe che tremavano e la mente vuota. Roberto la seguì un istante dopo, affondando fino a gemere forte, riempiendola con il proprio seme, il corpo scosso dalle contrazioni.

Restarono stesi sul prato, la luce filtrata dalle foglie che disegnava sulla loro pelle motivi dorati e verdi. Claudia si sentiva viva come non mai, come se quel tradimento fosse stato una rinascita.

Roberto le prese la mano, stringendola. «Sei mia, ora.»
Lei lo guardò con un sorriso che sapeva di promessa e di sfida. «E tu sei mio.»

In quel momento, Claudia capì che la limonaia non sarebbe stata l’ultima cornice dei loro incontri. Con Roberto, ogni giorno avrebbe avuto il sapore dolce e pungente degli agrumi di Sorrento, e ogni notte il calore primordiale della passione più proibita.

La sera calò lenta sulla costiera, portando con sé il profumo ancora più denso dei limoni e il frinire lontano delle cicale. Claudia, rientrata in camera dopo la spa, si era sistemata accanto al marito fingendo un sonno precoce. Ma la mente era altrove. Il ricordo di Roberto, del suo corpo caldo sopra il suo, era un incendio difficile da spegnere.

Verso mezzanotte si alzò in silenzio, indossò un abito leggero senza lingerie, e uscì nella notte tiepida. La limonaia era immersa in una penombra dorata, illuminata solo da qualche lampada bassa. Tra le fronde, lo vide: Roberto, in jeans e camicia sbottonata, la aspettava appoggiato al muro di pietra, un’ombra di sorriso sulle labbra.

«Non riuscivi a dormire?» le chiese, ma la voce era già un invito.
Claudia gli andò incontro, e prima che potesse rispondere lui la prese per la vita e la spinse contro un albero, le mani già sotto l’abito.

La stoffa scivolò subito, lasciandola nuda. Roberto passò le mani sui fianchi, poi tra le cosce, trovandola calda e bagnata. «Già pronta per me…» mormorò, chinandosi a mordere il suo collo. Claudia gemette, afferrandogli la nuca.

Si inginocchiò davanti a lei, baciandola tra le gambe, la lingua che affondava e risaliva lenta, disegnando cerchi sempre più stretti. Le mani di Claudia si persero nei suoi capelli, tirandoli mentre il piacere le piegava le ginocchia. Roberto succhiava e leccava con ritmo costante, finché lei non tremò, il primo orgasmo che le scosse il corpo.

Senza darle tregua, si alzò e la girò di spalle, spingendola a piegarsi contro il tronco. Con una mano la tenne ferma, con l’altra si liberò e la penetrò in un colpo secco, facendola ansimare forte. Il legno ruvido contro la pelle, il profumo dei limoni tutt’intorno, il suono sordo dei colpi che si mescolava ai loro respiri affannati: ogni cosa sembrava amplificare la trasgressione.

Roberto la scopava con colpi profondi e veloci, le mani salde sui suoi fianchi, il cazzo che affondava sempre più, scivoloso di piacere. «Ti piace, signora?» ringhiò all’orecchio, e Claudia, incapace di parlare, gemette solo un «Sì… ancora…».

Il ritmo si fece frenetico, fino a che Claudia venne di nuovo, il corpo che si inarcava e le gambe che cedevano. Roberto la prese più forte, trattenendo l’orgasmo ancora per qualche spinta, poi esplose dentro di lei con un gemito basso, affondando fino all’ultimo centimetro.

Restarono appoggiati l’uno all’altra, il respiro caldo che si mescolava nell’aria dolce della notte. Roberto si staccò piano, accarezzandole il fianco. «Adesso questa limonaia sarà nostra per sempre.»
Claudia sorrise, ancora senza fiato. «E non smetteremo di tornarci.»

Si rivestirono lentamente, lasciando il prato segnato dalle loro impronte e il profumo di sesso mescolato agli agrumi. Mentre si allontanavano, la luna alta li illuminava come complici di un segreto che nessuno avrebbe mai scoperto.

La mattina successiva, Claudia si svegliò con il corpo ancora intriso del ricordo di Roberto. Il marito le sorrideva dal letto accanto, ignaro del turbinio che la stava consumando dentro. Passarono insieme la colazione e una passeggiata lenta tra le vie del borgo, ma ogni tanto, senza volerlo, il suo sguardo cadeva sulle mani di lui: mani forti, callose, perfette per stringerla. E ogni volta il pensiero volava a quelle di Roberto, alla loro presa decisa, al calore che ancora sentiva sulla pelle.

A metà mattinata, mentre il marito si concedeva un massaggio, Claudia ricevette un messaggio breve: “Tra un’ora, al pontile. Ho una sorpresa.” Non servivano altre parole.

Quando arrivò al lago, Roberto l’attendeva su una piccola barca a motore. Indossava solo un paio di jeans chiari, aperti in vita, e una camicia di lino sbottonata che lasciava intravedere il petto scolpito. Claudia salì a bordo, il cuore che batteva forte. Il motore si avviò, e presto la riva svanì alle loro spalle.

«Dove andiamo?» chiese lei, fingendo curiosità.
«Lontano da occhi indiscreti,» rispose Roberto con un mezzo sorriso.

Si fermarono in una piccola insenatura, il sole alto e l’acqua trasparente tutto intorno. Senza dire una parola, lui si avvicinò, le prese il viso e la baciò con lentezza, quasi a voler scolpire quel momento nella memoria. Poi, con un gesto deciso, le tolse il vestito leggero, rivelando che sotto non c’era nulla.

«Sei venuta pronta per me,» mormorò, e la fece sedere sul bordo della barca, le gambe aperte verso di lui. Si inginocchiò e iniziò a baciarla tra le cosce, la lingua calda e umida che la penetrava, alternando leccate profonde a sfioramenti rapidi che la facevano gemere forte. Il rumore delle onde si mescolava al suono del piacere che cresceva in lei, finché il primo orgasmo la travolse, il corpo che tremava e le mani che si aggrappavano ai capelli di lui.

Roberto si alzò, si liberò dei jeans e, nudo, si avvicinò ancora. La prese in braccio con facilità, la fece sedere su di sé e la penetrò lentamente, lasciandola affondare centimetro dopo centimetro. Claudia lo avvolse con le gambe, il petto contro il suo, sentendo il cazzo di Roberto riempirla fino in fondo. Il ritmo iniziò dolce, ma presto diventò più veloce, ogni affondo un colpo che faceva sobbalzare l’acqua attorno alla barca.

«Non fermarti… fammi venire di nuovo,» ansimò Claudia, e lui obbedì, prendendola per i fianchi e spingendo forte, mentre le loro bocche si cercavano in baci frenetici. L’orgasmo la scosse ancora, e questa volta lui non si trattenne: venne dentro di lei, restando unito finché entrambi non si fermarono, esausti.

Ma non era finita. Roberto si tuffò in acqua e la invitò a seguirlo. Claudia lo raggiunse, l’acqua fresca che le avvolgeva il corpo caldo. Si baciarono di nuovo, le mani che scivolavano ovunque sotto la superficie, fino a quando lui la prese ancora, questa volta sostenendola mentre la penetrava in acqua. La sensazione era diversa, più lenta, più avvolgente, e il piacere arrivò come un’ondata che li fece gemere all’unisono.

Quando risalirono sulla barca, si stesero al sole, i corpi nudi che si asciugavano al calore. Claudia lo guardò, sapendo che quel terzo incontro aveva chiuso un cerchio: il pomeriggio nella limonaia, la notte selvaggia, e ora questa fuga sul lago.

«Non so dove ci porterà questo,» disse lei, «ma so che non voglio fermarmi.»
Roberto le prese la mano e la baciò sul palmo. «Finché lo vorrai, ci sarà sempre un posto dove il mondo non può trovarci.»

Tornarono a riva in silenzio, con il sole alto e i corpi segnati da un piacere che non chiedeva giustificazioni. Claudia scese dalla barca, si voltò un’ultima volta verso Roberto e gli regalò un sorriso che prometteva nuovi peccati.

Il lago si richiuse su di loro come una porta, ma nella mente di Claudia, ogni carezza, ogni bacio e ogni spinta di quella giornata sarebbero rimasti vivi per molto tempo. Perché sapeva che, da quel momento in poi, non sarebbe più stata la stessa donna.


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