Padrona per un'ora - Arezzo Trasgressiva

Luca si trovava davanti al portone di un elegante appartamento nel cuore pulsante di Novara, città apparentemente tranquilla ma che, sotto la superficie, custodiva segreti piccanti e notti bollenti. Il fiato gli si spezzava nel petto, un misto di eccitazione e timore lo faceva tremare. Suonò il campanello, e subito il clic della serratura risuonò come un invito a varcare una soglia da cui non sarebbe più tornato indietro.

La porta si aprì. Davanti a lui, Eva, la mistress che da settimane popolava i suoi pensieri più sporchi, si mostrava in tutta la sua magnificenza: avvolta in un completo di latex nero che abbracciava ogni curva decisa, e tacchi a spillo che facevano tintinnare il pavimento a ogni passo. Alta, imponente, con lo sguardo scuro e tagliente come un coltello, Eva lo squadrò.

"Sei puntuale, Luca. Entra."
La sua voce era un comando mascherato da cortesia, e Luca obbedì senza fiatare.

L’interno dell’appartamento sembrava un santuario del piacere estremo: luci soffuse, specchi, ganci, catene, cuscini in pelle. Ogni dettaglio parlava di sesso, dominio e resa totale. Il battito di Luca accelerò. Il suo cazzo già premeva contro i pantaloni.

Eva lo condusse nella stanza principale, dominata da un grande letto e da un assortimento di strumenti di piacere e dolore.
"Togliti i vestiti," ordinò. "Voglio vedere il corpo che offrirai alla tua mistress."

Luca obbedì in silenzio, sentendo le mani tremare. Quando fu completamente nudo, Eva si avvicinò e gli diede uno schiaffo sul viso. Secco. Umiliante. Erotico. Il suo sguardo brillò.

"Oggi capirai cosa significa appartenere a me."

Lo spinse sul letto e salì sopra di lui, senza fretta. Con il latex che frusciava contro la sua pelle nuda, Eva cominciò a muoversi, cavalcandolo lentamente. I suoi seni, stretti nel corsetto, ondeggiavano impercettibilmente a ogni spinta. Luca ansimava, perso tra vergogna ed eccitazione.

"Leccami, Luca. Dimostrami quanto desideri farmi godere."

Si inginocchiò sopra il suo viso, aprendo le cosce con autorità. Il suo sesso rasato e bagnato era a pochi centimetri dalle labbra di lui. Luca iniziò a leccare, dapprima timidamente, poi con crescente intensità, mentre Eva lo teneva per i capelli, guidandogli la lingua come un’arma.

"Più forte, troia. Voglio sentire quella lingua lavorare per me."
Lo umiliava con parole sporche, e lui ne godeva. Il suo cazzo pulsava, duro come non lo era mai stato.

Poi Eva si sollevò, lasciandolo boccheggiare. Prese una candela rossa, la accese e inclinò lentamente sopra il suo petto. La cera bollente cadde a gocce sulla pelle nuda di Luca, facendolo gemere di un dolore che accendeva il desiderio. Ogni goccia era come un marchio, una firma.

"Adesso vediamo se sei davvero pronto per me."

Dal cassetto tirò fuori una cintura con dildo, lucida, nera. Lo guardò con un sorriso malizioso.

"Ti scoperò, Luca. Voglio sentire le tue urla quando ti possiederò."

Lo girò a pancia in giù, sollevandogli il bacino con autorità. Prese il lubrificante e iniziò a prepararlo, spingendo lentamente le dita dentro di lui. Luca si contorceva, ma non per fuggire: era impaziente.
Quando lo penetrò con la cintura, emise un urlo soffocato nel cuscino. Eva iniziò a muoversi, lenta e profonda. Ogni colpo era deciso, mirato, pieno di dominio.

"Dimmi chi sei, Luca."
"Sono tuo, mistress… completamente tuo."
"Bravissimo. Allora vieni per me."

Eva aumentò il ritmo, afferrandogli i fianchi, spingendo più a fondo. Il corpo di Luca tremava, scosso da onde di piacere e sottomissione. Alla fine esplose, venendo senza nemmeno toccarsi, un orgasmo così intenso che lo lasciò senza fiato.

Eva si sdraiò accanto a lui, il corpo ancora coperto dal latex lucido.
"Sei stato un bravo ragazzo, Luca. Ma siamo solo all’inizio. Riposati. Tra poco si ricomincia."

Luca chiuse gli occhi, esausto e felice. Quando si risvegliò, era solo. Accanto a lui, un biglietto scritto con calligrafia elegante:
"Se vuoi davvero imparare a servirmi, torna domani. Eva."

Uscì dall’appartamento con un sorriso stampato sul volto. Le strade di Novara sembravano le stesse di sempre, ma lui era cambiato. Aveva scoperto un lato oscuro e irresistibile di sé. Un lato che solo una mistress come Eva era riuscita a far emergere.

E sapeva che sarebbe tornato.

Il giorno dopo, alla stessa ora, Luca tornò nello stabile elegante del centro di Novara. Non aveva dormito, non davvero. Aveva passato la notte con il corpo ancora caldo dell’incontro, il sesso che gli pulsava come una ferita aperta e viva. Nella testa, la voce di Eva che gli comandava, lo insultava, lo possedeva.

Stavolta non esitò. Suonò il campanello, e quando la porta si aprì, lei era già lì ad aspettarlo. Nessun sorriso. Solo autorità.

"Ora sai a cosa vieni, Luca. Spogliati. Striscia."

Luca si inginocchiò all'ingresso. Le mani tremavano, il cazzo già duro. Cominciò ad avanzare a carponi, le ginocchia nude che sfioravano il parquet lucido, gli occhi bassi.

Eva camminava davanti a lui, indossando un completo in pelle nera con borchie e un collare al collo, come se anche lei appartenesse a un ordine superiore. I tacchi alti scandivano i secondi del suo umiliazione.

"Parla," ordinò.
"Sono la tua puttana, mistress. Sono venuto per essere usato."

Lei si voltò, lo colpì con un frustino sulle natiche nude. Il suono secco riempì la stanza.
"Bravo. Oggi scenderemo ancora più in fondo. Ti annullerò. Ti svuoterò. Ti ricostruirò."

Lo fece sdraiare legato a una croce in pelle, le braccia bloccate, le gambe larghe. Gli occhi di Luca bruciavano di attesa. Eva gli mise un anello fallico alla base del cazzo per tenerlo duro, poi gli infilò una maschera di cuoio con solo la bocca libera.

"Non sei uomo, oggi. Sei solo una bocca e un buco."

Senza preavviso, lo prese in bocca con il suo strap-on, facendolo urlare. Lo sodomizzò lentamente, con colpi profondi, mentre gli versava vino rosso sulle cosce, come in un rito antico. Luca gemeva forte, bagnato di sudore, saliva e umiliazione.

Poi Eva gli si sedette in faccia.
"Adesso leccami finché non svengo."

E Luca lo fece. Con fame. Con devozione. Il suo viso affondato nella figa rasata di lei, la lingua che lavorava come se la vita dipendesse da questo. Eva godeva, si torceva, gli tirava i capelli mentre si veniva sulla sua bocca più volte.

Quando si staccò da lui, esausta ma ancora carica, Eva lo slegò. Luca cadde a terra, ansimante, esausto e rinato.

Lei lo fece inginocchiare davanti a sé.
"Togliti l’anello. Vieni per me. Senza mani. Solo pensando a cosa sei diventato."

E Luca venne. Senza toccarsi. Il suo cazzo esplose di piacere, schizzi caldi che macchiarono il pavimento mentre gemeva il nome della sua mistress.

Eva si chinò su di lui.
"Hai superato la prova. Ma ora è finita."

Luca la guardò, incredulo.
"Come… finita?"

Eva si sedette accanto a lui sul tappeto, finalmente nuda, senza latex, senza pelle. Solo donna.
"Questo era un viaggio. Dovevi scoprire chi sei. L’hai fatto. Ora tocca a te decidere se vuoi restare schiavo... o vivere con consapevolezza."

Luca, tremante, capì. Non era mai stato solo sesso. Eva aveva scardinato il suo io per mostrargli ciò che bruciava sotto: un desiderio antico di sottomissione, ma anche una nuova libertà.

Si vestirono in silenzio. Lei gli diede un ultimo bacio sulle labbra, lento e pieno.
"Non tornerai da me, Luca. Ma tornerai da te stesso. Più vero. Più completo."

E così fu.

Uscì dall’appartamento con il cuore pieno e il corpo segnato. Novara lo accolse con le sue luci calde, e Luca sorrise. Il gioco era finito. Il risveglio, invece, era appena cominciato.


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