La babysitter del vicino - Arezzo Trasgressiva

Matteo si appoggiò al davanzale della finestra, osservando le luci di Monza accendersi lentamente sotto il cielo crepuscolare. Era una sera d’estate come tante, ma dentro di lui qualcosa premeva da giorni. Aveva bisogno di sfogarsi, di liberare quella tensione che da troppo tempo gli premeva tra le gambe e nella testa. Aveva deciso: sarebbe andato da Cecilia, la babysitter del suo vicino. Una donna di trentacinque anni, una vera milf: disinvolta, sensuale, con un passato da escort che si intuiva in ogni gesto, in ogni sguardo.

Cecilia lo aveva sempre guardato con quel mezzo sorriso carico di sottintesi, come se sapesse benissimo che dietro il suo aspetto timido si nascondeva un desiderio urgente, ancora inespresso. E quella sera, col caldo che lasciava spazio a una brezza dolce, Matteo si fece coraggio. Attraversò il cortile e bussò alla porta del suo appartamento.

«Entra, Matteo,» disse Cecilia con voce calda e vellutata, aprendo la porta in un abito leggero che lasciava intravedere curve da far perdere la testa. I suoi occhi, contornati da un trucco leggero ma preciso, scintillavano di una malizia sottile, magnetica.

«Ciao... ecco, speravo di poter parlare con te,» mormorò Matteo, già eccitato dal solo trovarsi lì.

«Certo, amore,» rispose lei, con un tono che prometteva tutto tranne una conversazione innocente. «Vieni, sediamoci un attimo. Dimmi cos’hai nel cuore… o forse nelle mutande.»

Si accomodarono sul divano, coperti da una leggera coperta estiva. Cecilia accese la TV, ma il film scelto diventò ben presto solo un pretesto. Matteo iniziò a confessare la sua inesperienza, il suo desiderio di esplorare il sesso in tutte le sue forme, ma senza sapere da dove iniziare. Lei lo ascoltava con attenzione, accarezzandogli piano il ginocchio con la mano. Una carezza innocente solo in apparenza.

«Lasciati guidare da me, Matteo,» sussurrò lei, e la sua mano salì decisa lungo la coscia di lui, fino a raggiungere il suo cazzo, ancora moscio ma già pronto a svegliarsi sotto quel tocco esperto.

Lo accarezzava con lentezza, avvolgendolo tra le dita, facendolo crescere con movimenti circolari e una pressione calibrata alla perfezione. Matteo ansimava, perso in quel piacere improvviso, incredulo di quanto fosse forte la sua eccitazione.

«Rilassati, tesoro… lascia fare a me.»

Il ritmo aumentava, il cazzo di Matteo pulsava nelle sue mani, gonfio e teso. Gli occhi di Cecilia si posarono sui suoi con una fame che non lasciava scampo. Poi, con un sorrisetto, si alzò e lo prese per mano.

«Vieni con me.»

Lo portò in cucina, facendolo sedere su una sedia alta. Mentre lui tremava per la tensione, lei si inginocchiò tra le sue gambe e con calma gli sbottonò i pantaloni, liberando il suo cazzo duro e lucido. Senza dire una parola, si abbassò i leggings e si mostrò: una figa perfettamente rasata, lucida di umidità, profumata e invitante.

«Guarda quanto mi fai bagnare solo con la tua ingenuità…» mormorò, passandosi le dita tra le labbra della figa, poi sulle sue labbra carnose, lentamente.

Salì su di lui con un gesto elegante, avvicinando il sesso al suo viso. «Ora è il tuo turno. Impara con la lingua.»

Matteo la fissò un secondo, poi la avvicinò a sé e iniziò a leccarla. Cecilia gemette piano, guidando la sua testa, insegnandogli il ritmo, i punti giusti, i movimenti che la facevano tremare. Le sue mani affondavano tra i suoi capelli mentre si muoveva dolcemente sopra la sua bocca, ansimando con crescente intensità.

«Sei così bravo... continua così…» gli sussurrava, mentre la sua figa si apriva sempre di più, calda, profumata, colma di desiderio.

Quando sentì che il piacere stava per travolgerla, si sollevò e si voltò. «Ora voglio sentirti dentro, tutto intero.»

Si abbassò lentamente sul suo cazzo, lasciandosi penetrare fino in fondo, con un gemito lungo e gutturale. Matteo spalancò gli occhi, travolto dalla sensazione della sua figa calda e stretta che lo avvolgeva.

Cecilia iniziò a cavalcarlo con un ritmo lento ma deciso, aumentando sempre più la velocità. Lui le afferrò i fianchi e iniziò a spingere verso l’alto, ogni colpo più profondo del precedente.

«Fottimi, Matteo… fammi tua, come hai sempre desiderato.»

Il rumore dei loro corpi che si scontravano riempiva la cucina, i gemiti di lei erano sempre più alti, incontrollabili. Matteo sentiva il piacere crescere come un’onda.

«Sto per venire!» gridò lei, e quando la sua figa si strinse su di lui in un orgasmo violento, anche lui si lasciò andare, riempiendola con tutto il suo calore.

Restarono così, sudati, abbracciati, mentre il mondo fuori sembrava essersi fermato.

«Sei stato fantastico, amore,» mormorò Cecilia, accarezzandogli il petto. «Hai appena fatto il primo passo nel mondo del vero piacere.»

Si alzò e andò verso il frigo, tirando fuori una coppa di gelato e una bottiglia di panna montata. Si voltò verso di lui, con uno sguardo che sapeva già tutto.

«Adesso... preparati. Le vere lezioni iniziano dal dessert.»

Matteo rise, ma dentro di sé sentiva qualcosa cambiare. La sua vita stava prendendo una piega nuova, intensa, eccitante. E con una ex escort come Cecilia al suo fianco, sapeva che ogni notte avrebbe avuto qualcosa da imparare... e da godere.

Cecilia aprì la bottiglia di panna montata e, con fare lento e malizioso, ne spruzzò un ciuffo sul suo seno nudo. «Hai mai mangiato un dessert direttamente da una milf bollente, Matteo?» chiese, sollevando un sopracciglio con uno sguardo da dominatrice tenera ma implacabile.

Lui non rispose. Si alzò, ancora nudo, il cazzo ancora umido e semi-eretto, e si avvicinò come ipnotizzato. Le mani le accarezzarono i fianchi, mentre la lingua le lambiva il capezzolo coperto di panna, raccogliendo ogni goccia con devozione. Cecilia chiuse gli occhi e gemette piano, lasciandosi andare contro il frigorifero, aprendosi a lui.

«Bravissimo… così... leccami tutta.»

Matteo la baciava, la succhiava, la leccava come se fosse un dolce sacro, passando dalla panna sul seno alla coppa di gelato che lei teneva in mano. Le infilò due dita tra le cosce, trovandola ancora bagnata, caldissima. La masturbava mentre le succhiava il collo, poi scese di nuovo con la lingua sulla sua figa, che adesso sapeva anche un po’ di vaniglia.

Lei ansimava, incapace di reggere quella combinazione di dolcezza e desiderio. Matteo le spinse una gamba sul tavolo da cucina, aprendola di più, e con movimenti decisi la fece venire di nuovo, con un orgasmo intenso, profondo, che le fece urlare senza vergogna.

Ma lui non aveva ancora finito.

Le afferrò i fianchi e la girò con dolcezza ma fermezza, facendola piegare in avanti sul tavolo. Le sparò un fiotto di panna sulla schiena, poi la penetrò di nuovo da dietro, stavolta con più forza. Il suono della pelle contro pelle, il freddo della panna sul corpo e il calore dei loro gemiti riempivano la cucina.

«Mi fai impazzire, Cecilia…» mormorò lui, mentre le scopava la figa da dietro, spingendo sempre più a fondo.

«E tu… mi fai venire voglia di tutto, piccolo porco inesperto…» rispose lei, voltandosi appena per guardarlo con uno sguardo stravolto dal piacere.

Le sue mani afferravano il tavolo con forza, mentre Matteo la prendeva senza sosta. Poi, nel momento esatto in cui lei si veniva ancora una volta, lui esplose dentro di lei con un altro orgasmo potente, caldo, totale.

Rimasero lì, piegati, sudati, nudi e impiastricciati di panna e piacere.

Cecilia si voltò lentamente, gli prese il viso tra le mani e lo baciò. Non un bacio casto, ma profondo, intimo, come se gli stesse trasmettendo tutta la sua esperienza e la sua gratitudine.

«Hai imparato in fretta, Matteo,» disse poi, accarezzandogli il viso. «E non è finita. Se vuoi… possiamo farlo diventare un corso completo. Lezioni private. Solo tu e io. Quando vuoi.»

Matteo annuì, il sorriso sulle labbra, gli occhi ancora persi nel corpo di lei. Era entrato lì per cercare un po’ di chiarezza, ed era uscito trasformato. Il ragazzo timido aveva fatto spazio a un uomo desideroso, vivo, pronto a tutto.

La notte li avvolse di nuovo mentre Cecilia lo conduceva in camera da letto per un'altra lezione, questa volta al buio, solo con il suono del piacere a guidarli.

E a Monza, in quell’estate calda e segreta, iniziò per Matteo un viaggio senza ritorno nel cuore più profondo del desiderio.


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