- Pubblicata il 05/08/2025
- Autore: Erika
- Categoria: Racconti erotici orge
- Pubblicata il 05/08/2025
- Autore: Erika
- Categoria: Racconti erotici orge
La biblioteca privata - Arezzo Trasgressiva
In una sera di fine estate, la villa storica di Mantova si accese di luci soffuse e promesse sussurrate. Elisa, trentaseienne restauratrice di libri antichi, aveva ricevuto l’invito in modo discreto, quasi enigmatico. Amava l’arte, i dettagli nascosti, e quel luogo trasudava mistero e bellezza.
Camminava tra gli ospiti con il suo stile sobrio ma elegante, occhi curiosi e mente affilata. I suoi passi la condussero verso la biblioteca, spinta dal sorriso complice di un cameriere che le indicò la porta di quercia.
L’ambiente era saturo di odore di cuoio, carta, e qualcosa di più animale.
Sul fondo della sala, tre figure attendevano: due uomini e una donna. Non avevano nome, ma portamento e intenzioni chiarissime. Escort di lusso, incaricati di trasformare quella biblioteca in un tempio del piacere.
Elisa li osservò in silenzio, il respiro leggermente accelerato. Sentì il calore tra le cosce, improvviso, inatteso. Era desiderio. Puro. Incontrollabile.
Uno degli uomini si avvicinò, occhi scuri e sorriso affilato.
«Elisa...» sussurrò. «Pronta a scoprire piaceri che nessun libro può insegnarti?»
Lei annuì, già bagnata.
La donna si fece avanti. Alta, pelle ambrata, labbra carnose. Le sfiorò le labbra con due dita, poi la baciò piano, con lentezza devastante.
«Lascia che ti legga... ma con la lingua.»
Dietro di lei, il secondo uomo le slacciava con calma la camicetta. I bottoni cedevano uno a uno, i seni di Elisa uscivano liberi, turgidi, accarezzati da mani esperte.
Mentre la donna continuava a baciarla, lui le abbassò la gonna e trovò subito la sua umidità.
«Sei già pronta...»
Il primo uomo si inginocchiò e sollevò le sue cosce. Elisa si lasciò aprire, offerta, vulnerabile. La lingua di lui la colpì dritta al clitoride, con precisione chirurgica. Le gambe tremavano, sostenute dall’altro uomo che la baciava sul collo.
Nel frattempo, la escort la baciava con fame, le sue mani che stringevano i seni e pizzicavano i capezzoli.
«Sì… così... continua…» ansimava Elisa, mentre veniva leccata come mai nessuno aveva osato farlo. Il piacere cresceva come un’onda cattiva, impetuosa.
L’uomo si alzò, i pantaloni che cadevano lentamente.
Il suo cazzo era grosso, teso, pulsante. Elisa lo prese in mano, guidandolo alla sua figa umida.
Quando lui la penetrò con un solo colpo, Elisa gridò.
«Oh, Dio… sì, scopami!»
Le spinte erano forti, decise.
La escort si inginocchiò davanti a lei, aprendo le gambe. Il profumo del suo sesso invase l’aria. Elisa, guidata solo dall’istinto, cominciò a leccarla con foga. La sua lingua affondava tra le labbra, cercava, gustava, succhiava.
Un cazzo che la riempiva da dietro. Una figa umida davanti alla bocca.
Il corpo di Elisa era un ponte tra i piaceri, un’orgia vivente di carne e desiderio.
Il secondo uomo si posizionò dietro. Un dito esplorò il suo ano. Poi lo sostituì con il cazzo.
Elisa era aperta, invasa, doppiamente posseduta. Ogni spinta la faceva gridare, mentre continuava a leccare la donna davanti a lei, succhiando il suo clitoride finché anche lei venne, urlando.
«Più forte… più in fondo…» supplicava Elisa, come impazzita. Le sue urla si mischiavano a versi di Dante che gridava tra un gemito e l’altro, la poesia che diventava litania erotica.
Quando venne, il suo orgasmo fu devastante. Il corpo si irrigidì, poi esplose in un tremore che le attraversò ogni nervo.
I due uomini la lasciarono cadere lentamente sul pavimento. Lei ansimava, nuda, sudata, ancora con la lingua bagnata del sapore dell’altra donna.
Ma non era finita.
«Ne vuoi ancora?» chiese la escort, con un sorriso crudele.
«Sì… fammi male se vuoi, ma dammi ancora tutto.»
E ricominciarono. Elisa a cavalcioni su un uomo, il cazzo che le spalancava l’anima. L’altro dietro, a prenderla nell’ano. La donna a stringerle i capelli, a farle succhiare il capezzolo, mentre il corpo di Elisa si muoveva come una belva in calore, graffiando, baciando, gridando.
Uno venne dentro di lei. L’altro sulla sua schiena.
Elisa non sapeva più dove finiva il suo corpo e dove cominciavano gli altri.
Quando, esausta, si distese sul pavimento, i tre la circondavano come guardiani. Il profumo del sesso aleggiava ancora nella biblioteca, mescolato all’odore di pelle e carta antica.
«Anche i libri possono parlare di piacere,» sussurrò Elisa, sorridendo con la voce roca.
La villa era silenziosa quando uscì, i capelli scomposti, la pelle ancora vibrante.
Aveva scoperto un altro tipo di restauro: quello del corpo, del desiderio, della libertà.
E quella notte, tra cultura e carne, aveva scritto il suo capitolo più indecente.
Il manoscritto proibito
Era passata una settimana da quella notte nella villa mantovana, eppure Elisa non riusciva a pensare ad altro.
Il suo corpo ne portava ancora i segni – piccoli lividi, un dolore dolce alle cosce, un calore improvviso ogni volta che chiudeva gli occhi e ripensava a quei tre corpi intrecciati al suo.
Ma la cosa più inquietante era un plico ricevuto per posta, senza mittente. All'interno, una chiave antica e un biglietto vergato a mano su carta pergamena:
“Per chi ha letto il corpo come un testo, ora è tempo di leggere un testo come corpo. Palazzo T. Mezzanotte. Sala Ipogea.”
Elisa sentì il battito accelerare. Palazzo T, la storica residenza rinascimentale di Mantova. Ma la "sala ipogea" non era aperta al pubblico. Sapeva bene che quello non era un invito qualsiasi.
La notte seguente, vestita con una gonna lunga nera e un bustino in seta aderente, Elisa si presentò al portone laterale. Un uomo in maschera veneziana le aprì, in silenzio.
Le scale la condussero giù, in un ambiente sotterraneo.
Candele ovunque.
Arazzi antichi.
Al centro della sala, su un piedistallo, un enorme volume rilegato in pelle rossa, inciso con simboli alchemici e marchi di sesso esplicito.
Non era un libro. Era un invito alla dannazione.
Seduti in cerchio, sei persone nude la osservavano. Tre uomini, tre donne, tutti mascherati. Un culto? Un rituale? Elisa era troppo eccitata per fermarsi.
Una delle donne, alta, con un frustino in mano, si avvicinò.
«Tu hai restaurato libri. Ma ora è il tuo corpo a dover essere letto. Vieni.»
Elisa si spogliò lentamente, lasciando che i suoi abiti cadessero ai piedi del volume.
Venne fatta sdraiare sopra il libro aperto, la pelle che toccava la pergamena antica, intrisa di simboli erotici e versetti in latino. Era un’orgia silenziosa scritta secoli prima.
«Questo è il Codex Lussuriae. Le sue pagine sono piene di piacere.
E ora sarai tu a scriverne di nuove.»
Le mani iniziarono a toccarla ovunque. Calde, affamate, metodiche. Le gambe le furono aperte con delicatezza feroce, due uomini la presero per le caviglie, tenendola spalancata sopra le pagine antiche.
Una donna si chinò su di lei e iniziò a leccarle la fica con devozione sacrilega, sussurrando in latino tra un colpo di lingua e l’altro.
«Carne tua, verbum nostrum.»
Un uomo le mise due dita in bocca, facendole assaporare l’odore del proprio sesso, mentre il suo cazzo scivolava tra i seni di Elisa, bagnandola di pre-cum.
Un secondo uomo la penetrò con dita unte, esplorando il suo ano con una lentezza sadica. Elisa gemette, ma non per dolore. Era piena. Umida. Vibrante.
Il suo corpo era una scrittura vivente.
«Ti sei mai sentita così… usata e adorata allo stesso tempo?» sussurrò qualcuno all’orecchio.
Un terzo uomo prese il suo viso tra le mani e le fece succhiare il cazzo lentamente.
Lei obbedì, come ipnotizzata. Gli occhi rovesciati, i gemiti che si confondevano col suono di pelle contro pelle.
Le posizioni cambiarono. Venne piegata sopra il libro, presa da dietro con forza. Il cazzo di lui affondava senza pietà, mentre una delle donne le morsicava il capezzolo, le dita a scavare nella sua figa dall’altro lato. Elisa non sapeva più da dove arrivasse il piacere: era ovunque.
Poi la legarono. Con corde rosse, come quelle della villa. Appesa leggermente, il suo corpo fluttuava sopra il libro aperto.
Uno dei partecipanti si inginocchiò sotto di lei, leccandola da sotto mentre un dildo veniva spinto lentamente nel suo ano.
«Ora scrivi con i tuoi orgasmi, Elisa…»
E lei scrisse.
Gridò il suo piacere, in un latino misto a bestemmie e versi poetici. Il suo corpo tremava, squassato da orgasmi che le strappavano la voce e la volontà. La sua figa era leccata, il culo dilatato, la bocca piena.
In un momento di lucidità, capì di non voler tornare indietro.
Non voleva mai più sentirsi semplice, comune.
Voleva appartenere a quella lussuria maniacale, alla perversione come forma d’arte.
Alla fine, i partecipanti si inginocchiarono intorno a lei, eiaculando sulle pagine del libro, mischiando carne e inchiostro.
Elisa venne ancora, mentre i liquidi le colavano tra le cosce.
Il libro era scritto.
E lei era diventata parte di esso.
Quando si svegliò, era sola. La sala ipogea deserta. Il libro chiuso.
Accanto a lei, un biglietto vergato con la sua calligrafia, anche se non ricordava di averlo scritto.
“Non tutti i libri si leggono con gli occhi. Alcuni si leggono con le dita, con la lingua, con il sangue.”
E sotto: “Tornaci quando il corpo non ti basta più.”
Elisa si rivestì lentamente, la pelle ancora dolente e viva.
Mentre usciva da Palazzo T, rideva piano, come una donna che aveva letto il libro proibito e deciso di scriverne il seguito col proprio corpo.
La luna splendeva alta.
Le mani tremavano, ma non di paura.
Era desiderio. Era l'inizio.
E da quella notte in poi, ogni libro che restaurava le parlava. Ogni parola scritta era anche un invito. Ogni pagina era un pretesto per una nuova, gloriosa, depravazione.
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