- Pubblicata il 06/08/2025
- Autore: Laura
- Categoria: Racconti erotici lesbo
- Pubblicata il 06/08/2025
- Autore: Laura
- Categoria: Racconti erotici lesbo
La modella del Duomo - Arezzo Trasgressiva
Nel cuore pulsante di Siena, tra le strade acciottolate che profumano di storia e mistero, Laura si fermò davanti a un antico palazzo rinascimentale. Giornalista d’arte, trentatré anni, occhi curiosi e mente affilata, era lì per incontrare Giorgia: una modella di nudo, musa contemporanea e occasionalmente escort, famosa nei circuiti artistici per il suo corpo perfetto e la sensualità quasi ultraterrena.
La pelle di Giorgia era così chiara da sembrare porcellana viva, il suo corpo era scolpito come una Venere rinata, ma con una consapevolezza del desiderio moderna, disarmante. Laura non l'aveva mai vista dal vivo, ma l'aveva osservata in decine di dipinti, fotografie, performance. Sempre nuda, sempre vera, sempre irresistibile.
Lo studio di Giorgia era un loft all’interno del centro storico, con ampie finestre gotiche da cui filtrava una luce morbida che accarezzava ogni cosa. Tele appoggiate ai muri, statue parzialmente coperte da veli, profumo di olio da massaggio e incenso dolce nell’aria. Un tempio del corpo e della carne.
«Benvenuta, Laura,» disse Giorgia, accogliendola con un sorriso che sapeva già di tentazione. La voce era calda, ipnotica. «Vieni, ti stavo aspettando.»
Laura si sentì subito scombussolata. L’atmosfera era densa, erotica già prima di cominciare. Giorgia indossava un corsetto nero in broccato e un tanga sottile, i piedi nudi, il corpo scolpito in posture naturali che sembravano posate.
«Il tuo lavoro è incredibilmente potente,» disse Laura, tirando fuori il taccuino, ma con il cuore che batteva come se stesse andando a letto con qualcuno.
Mentre parlava, Giorgia si sedette su una sedia d’epoca e, lentamente, con noncuranza, cominciò a slacciare il corsetto. Ogni gancio che saltava era un colpo al respiro di Laura. Quando il seno venne liberato, pieno e sodo, Laura si sentì improvvisamente umida tra le cosce. Il desiderio arrivò in un'ondata, improvviso e impossibile da ignorare.
Giorgia lasciò cadere il corsetto sul pavimento, rimanendo con solo il minuscolo tanga. «Posso mostrarti l’essenza di ciò che faccio, se vuoi. L’erotismo è materia viva, non si può descrivere senza viverlo.»
Laura annuì. Senza parole. Solo desiderio.
La modella si avvicinò, passo dopo passo, e lasciò cadere anche il tanga. Rimase completamente nuda, la figa rasata che brillava nella luce del tardo pomeriggio, le labbra gonfie, leggermente aperte. Un invito. Un’epifania.
Laura sollevò la macchina fotografica e cominciò a scattare, ma le mani le tremavano. L’arte e il desiderio si confondevano. Poi si avvicinò, toccò il fianco di Giorgia, poi il seno, accarezzandolo con delicatezza. Si chinò e la baciò sulla clavicola, poi sul collo. Giorgia chiuse gli occhi e sospirò.
Le loro bocche si trovarono, si presero. Un bacio caldo, profondo, che diventò subito fame. Le mani di Laura esploravano quel corpo come se fosse argilla viva, premendo, accarezzando, stringendo. Giorgia gemette piano, e con voce roca sussurrò: «Fammi sentire le tue dita.»
Laura la spinse dolcemente contro la scrivania. Giorgia si lasciò andare, aprendo le gambe. Era già bagnata. Laura le infilò due dita dentro, lentamente, sentendo la stretta calda e pulsante accoglierla.
«Così… sì… continua…» ansimava Giorgia, mentre si aggrappava al bordo della scrivania.
Laura aumentò il ritmo, guardandola contorcersi sotto le sue carezze. Il pollice sfiorava il clitoride, le dita affondavano e si muovevano come in una danza precisa. Giorgia gemeva, il viso contratto in un piacere crescente.
«Scrivi di questo,» sussurrò, la voce rotta dal desiderio. «Scrivi di come mi fai venire.»
Laura, con la mano libera, prese il taccuino e annotò frasi sconnesse, spinte dal ritmo delle sue dita: bagnata, calda, aperta, tremante. Poi lo lasciò cadere. Si chinò a baciarla tra le gambe, la lingua che si muoveva veloce, instancabile, leccando ogni goccia del suo piacere.
Giorgia esplose. Un orgasmo violento, prorompente, che le fece inarcare la schiena e urlare il nome di Laura. Le cosce le tremavano, il respiro spezzato, le mani affondate nei capelli della giornalista.
Quando fu finita, Laura la strinse a sé, il viso tra i seni, sentendo il cuore ancora martellare. Il corpo di Giorgia era caldo, ancora vibrante di piacere.
«Questo sarà il mio capolavoro,» disse Laura, con voce roca. «Un articolo che farà scalpore.»
Giorgia sorrise, accarezzandole il viso. «E io sarò la tua musa. L’arte... è sesso che non ha più bisogno di nascondersi.»
Si vestirono piano. Laura si affacciò alla finestra e guardò la città di Siena, dolce e sensuale come un corpo disteso. Dentro di lei, qualcosa era cambiato. Aveva toccato l’essenza dell’erotismo non con la penna, ma con le dita, la lingua, il corpo.
E mentre lasciava lo studio, sapeva che l’arte — quella vera — si faceva anche con la pelle nuda e i gemiti. E che a volte, un’intervista con un’esc*rt può rivelare molto più di mille quadri.
L’ultima posa
Il sole stava calando lentamente su Siena, tingendo di rosso i tetti antichi e le finestre gotiche del centro. Laura camminava tra le strade del centro storico con passo veloce e deciso. Erano passati tre giorni dal suo incontro con Giorgia. Tre giorni in cui non era riuscita a pensare ad altro: il corpo perfetto della modella, la sua voce vellutata, il modo in cui gemeva sotto le sue dita… e il modo in cui le aveva fatto riscoprire un desiderio puro, viscerale.
Ora tornava da lei, con un solo scopo: finire ciò che avevano iniziato. Non un’intervista. Non un articolo. Qualcosa di più profondo. Un addio, forse. O forse una consacrazione.
Quando arrivò al portone del palazzo, Giorgia l’aspettava già sulla soglia. Nuda. Solo un lungo kimono trasparente a sfiorarle la pelle.
«Lo sapevo che saresti tornata,» disse, sorridendo. «Hai lasciato un pezzo di te tra le mie gambe.»
Laura non rispose. La baciò subito, con fame. Le loro lingue si cercarono, si presero, si mescolarono mentre il kimono scivolava a terra. Le mani della giornalista percorrevano ogni curva conosciuta, ma ancora nuova, ancora necessaria.
Giorgia la guidò dentro, senza dire una parola, e la portò davanti a un grande specchio antico, incorniciato d’oro. «Oggi sei tu la modella. Voglio guardarti mentre ti prendo.»
Laura fu spogliata lentamente, centimetro dopo centimetro. Poi si lasciò adagiare su un tappeto morbido, davanti allo specchio. Giorgia si inginocchiò tra le sue gambe e iniziò a baciarla senza fretta: il collo, i seni, il ventre. Ogni tocco era un richiamo alla follia.
«Sei bellissima quando ti arrendi,» sussurrò, prima di scendere tra le sue cosce.
La lingua di Giorgia si posò sulla sua figa con una delicatezza ipnotica. Leccava con maestria, sapendo esattamente come giocare con il piacere. Il riflesso nello specchio mostrava una Laura abbandonata, aperta, bocca socchiusa e occhi lucidi.
«Guarda quanto sei bagnata,» disse Giorgia, le dita che ora si univano alla lingua, penetrandola a ritmo crescente. Laura gemeva, ansimava, il corpo scosso da ondate sempre più forti.
Quando venne, lo fece tremando, con un grido che si infranse contro i vetri delle finestre. Giorgia la guardava come un’artista davanti al suo capolavoro. Ma non era finita.
La prese per mano e la condusse verso il letto. «Ora voglio che tu mi dipinga. Non con la macchina fotografica. Ma con la tua bocca.»
Laura la fece sdraiare e si chinò su di lei, cominciando a baciarla tra le gambe. La figa di Giorgia era calda, umida, gonfia di desiderio. Le labbra di Laura si muovevano lente e precise, la lingua tracciava cerchi, linee, onde. Giorgia gemette, si contorse, le mani affondate nei suoi capelli.
«Sì… così… ancora…» ansimava, mentre l’orgasmo montava in lei come un temporale.
Quando venne, fu un’esplosione totale. Il corpo di Giorgia si irrigidì, poi si sciolse in un lungo, profondo respiro. Le due donne rimasero abbracciate, nude, bagnate, stremate.
Il silenzio era perfetto.
Dopo lunghi minuti, Giorgia si voltò, accarezzandole il viso. «Scriverai anche questo?»
Laura sorrise. «No. Questo è solo nostro.»
Si vestirono in silenzio. Giorgia le regalò una piccola statua in terracotta: la copia di un suo nudo, scolpito da un artista che l’aveva amata e immortalata. Laura l'accettò senza parlare, ma con gli occhi lucidi.
«Non ci rivedremo, vero?» chiese la giornalista, mentre stava per uscire.
Giorgia si avvicinò, la baciò sulla fronte. «No. Ma avrai sempre qualcosa di me dentro di te. Non solo dentro l’articolo. Dentro la pelle.»
Laura uscì e si perse tra le strade di Siena, mentre la città diventava blu sotto la sera. Aveva scoperto un nuovo modo di raccontare il desiderio: non con le parole, ma con il corpo.
E nel suo taccuino, mentre il vento le muoveva i capelli, scrisse solo una frase:
“Non tutti gli incontri cambiano la vita. Ma alcuni ti scopano l’anima.”
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