• Pubblicata il
  • Autore: Ester Trav
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Gusti e sapori altenativi - Arezzo Trasgressiva

Non so come ci riuscisse: ma era la quarta volta di seguito che se ne veniva dentro quel bicchiere di cristallo costringendomi ad assistere all’intera operazione di svuotamento. Si segava a raffica, meccanicamente, fino a sborrare; poi riprendeva, senza fermarsi, da dove aveva lasciato, continuando il movimento su e giù tenendo il pugno ben stretto, finché il cazzo non riprendeva vigore. Mi eccitavo, guardandolo, non posso negarlo, ma non ero ancora sicura di quale fosse il mio ruolo tutto quello. Il bicchiere era ormai pieno per metà, e dalla sua mostruosa proboscide non fuoriusciva più goccia alcuna. Fu in quell’istante che mi passò il bicchiere dicendo: “Adesso bevila tutta”. Presi il bicchiere e lo fissai negli occhi. Poi lo alzai al soffitto e feci come per brindare. Un attimo dopo me lo portai alla bocca e lo vuotai d’un fiato. La sua sborra era più liquida del comune; meno vischiosa, se mi capite. Non ebbi modo di assaporarne il gusto perché mi scivolò giù liscia come l’olio per la carotide. “Ti piace la sborra, vero?”, mi domandò. “Molto. Raramente ne ho bevuta tanta tutta insieme”. “Bene. Sono contento che ti piaccia, perché ho chiesto ad alcuni amici di fare un salto qui, domani. Contribuiranno anche loro all’opera”. “Il bukkake è la mia passione. Da sempre”, ammisi. “Ne berrai così tanta che sarai costretta a ricorrere a una lavanda gastrica. Te lo assicuro”, disse lui scherzandoci su. “E un clistere di piscia me lo farete?”, chiesi. “Pure quello? Ma certo. Sarai servita”. “Come pensi di organizzare la cosa”. “Oh, loro sono già al lavoro da due giorni. Tengono la sborra in frigo. Mike ha due vasetti colmi, ormai”. “Ma io la voglio calda, non fredda”. “La scalderemo al microonde. Sta’ tranquilla. Te la berrai calda”. “Mi filmerete, spero”. “Questo è ovvio”. “In quanti sono al lavoro, precisamente”. “In sei”. “Però. Mi devo preparare. Resterò a digiuno tutto il giorno”. “Sarà meglio, sì”. Tirò su la coperta. “Adesso dormiamo, che è meglio”, disse. Il giorno dopo erano tutti presenti. Ognuno di loro aveva un paio di vasetti da marmellata colmi fino all’orlo da esibire. “Okay”, disse Gianni, il mio boy. “Vuotateli dentro questa caraffa”. “Le mischierai tutte?”, chiesi sbalordita. “Perché no. Tu che intenzioni avevi, di assaggiarne una per volta?”. “Be’, sì”, dissi. “E c’ha ragione”, intervenne Mike. “Sennò che gusto c’è, scusa”. “Appunto”, disse un altro dei presenti. “A va bene”, si convinse il mio boy, “faremo come vuoi. Un vasetto per volta”. Poi si voltò verso il più sovrappeso dei sei e disse: “Si gira”. Il tipo tirò fuori una videocamera di dimensioni ridotte e cominciò facendo una panoramica della stanza. “Devo spogliarmi?”, domandai. “Per far che. Per bere?”, disse il mio boy. “Non serve. Inginocchiati qui e inizia con il primo vasetto”. Gianni mi passò uno dei due che teneva in mano. Erano 25 cl almeno. Il tipo sovrappeso aveva messo a fuoco la scena, intanto. Aprii il vasetto e cominciai a scolarlo. Arrivata a metà, mi sentivo già piena. La sborra era densa, densissima. E fredda. “Ma non si era detto di scaldarla la sborra?”, dissi. “Oh, è vero”, disse il mio boy. “Scaldate i vasetti al microonde, ragazzi E’ di là, in cucina”. Io intanto mi bevvi tutta la sborra fredda di Gianni. “Com’è?”, chiese Gianni tornando con il secondo vasetto riscaldato. “Mi sembra di avene bevuto un litro”, ammisi. “Su su”, disse il mio boy. “Sei solo al primo. Ne hai altri 11 da bere”. Non ce l’avrei mai fatta. Lo sapevo. Ma non volevo deluderlo. Affrontai i tre vasetti successivi. Il quarto cominciai a dare di stomaco. “No, troia”, disse uno di loro. “Devi tenerla dentro la sborra. Sennò abbiamo lavorato tanto per niente, noi”. Ma non ci riuscivo. “Avanti con il prossimo”, disse Gianni. Ero al quinto. Il quinto era una colla gelatinosa. Giallognola. Mi sentivo la più grande sporca troia del creato. Il cazzo cominciò a inturgidirmisi. Lo sfoderai. “Ti sego io, lurida vacca”, disse uno dei sei. “L’importante è che tu beva tutta la sborra che ti abbiamo portato”. Il grassone stava filmando la scena riprendendola da più angolazioni. Ne bevvi altri due, mentre quell’altro mi segava il cazzo, andando su e giù lentamente con la mano. “’rcatoria”, disse un altro, “devo sbatterglielo nel culo subito, a questa troia”. “Serviti pure”, disse il mio boy. Il tizio mi tirò su la gonna e scostò il perizoma. Un secondo dopo sentii il suo cazzo salirmi nello sfintere. Ne buttai giù altri due, mentre quello dietro me lo infilzava con violenza e quello davanti mi segava lentamente. Ero a nove. “Spostati”, disse Gianni, parlando con il tizio che mi stava lavorando il culo, “ho troppa voglia di fottere questa troia”. Cominciarono a darsi il turno dietro di me. Al dodicesimo vasetto, me ne venni pure io, insieme a tutti gli altri sette, mio boy compreso. Raccogliemmo la sborra caduta qua e la, in qualche modo, e la versammo in uno dei vasetti vuotati. “Così adesso li assaggerai tutte assieme, le nostre sborre”, disse uno. Fu così. Eravamo tutti spompati, alla fine, e lasciamo perdere il clistere di piscia, per quella volta. Poi però successe una cosa veramente assurda. “Oh, cazzo. Merda! Merda! Merda!”, cominciò a imprecare il tizio in sovrappeso fissando la videocamera. “Che c’è Carlo”, gli chiese il mio boy. “Mentre sborravo devo aver cancellato le riprese”. “Oh merda! Adesso ci toccherà ricominciare tutto daccapo”. “Temo di sì”, disse uno dei sei. “Come tutto daccapo”, dissi io. “Purtroppo sì”, disse il mio boy. “Tutti al lavoro, ragazzi. Ci vediamo qui tra due giorni. Solita ora”. “Okay”, dissero in coro tutti quanti. “Ma ora ci mangiamo una pizza? C’ho una fame”, disse Gianni. E uscirono tutti e sette, lasciandomi in casa da sola. Buon per me. Non avevo di certo appetito.

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01/02/2014 09:40

Rob

Ma va a cagare che storia di merda !

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