- Pubblicata il 12/08/2025
- Autore: Fabio
- Categoria: Racconti erotici gay
- Pubblicata il 12/08/2025
- Autore: Fabio
- Categoria: Racconti erotici gay
Lago e labbra - Arezzo Trasgressiva
Il sole di mezzogiorno bruciava la superficie del Lago di Garda, mentre Fabio, 27 anni, lasciava che le dita sfiorassero l’acqua limpida. I suoi capelli castani, leggermente arruffati dal vento, incorniciavano un volto da sorriso facile e occhi curiosi. In vacanza a Desenzano, lontano dalla cassa del negozio dove lavorava come commesso, aveva deciso di noleggiare una barca e godersi il lago. Non poteva sapere che quella scelta gli avrebbe regalato molto più di un pomeriggio di relax.
Sulla riva, un uomo attirò la sua attenzione. Alto, spalle larghe, tatuaggi che si arrampicavano lungo le braccia muscolose e raccontavano storie che Fabio avrebbe voluto esplorare con le dita. I suoi occhi, intensi come il cielo estivo, non si distoglievano da lui. Si chiamava Leo, 31 anni, escort gay per passione oltre che per lavoro, e quel giorno aveva deciso di concedersi qualche ora di libertà sul lago.
Un cenno della mano, un invito silenzioso, e Leo salì a bordo. Il sorriso che si scambiarono era già una promessa. La barca si allontanò dalla riva e il vento iniziò a sfiorare le loro pelli, portando con sé un’energia elettrica.
Fabio lo fissava, attratto come non si era mai sentito attratto da un uomo prima. Leo, senza dire una parola, gli prese il viso tra le mani e lo baciò. Non fu un bacio timido: era affamato, esplorativo, un urto di labbra e lingue che cercavano spazio, che reclamavano.
Le mani di Leo scivolarono sotto la maglietta di Fabio, stringendo i suoi pettorali, percorrendo il ventre teso fino alla cintura. Il tocco esperto dell’escort gli fece contrarre i muscoli, mentre il sole li avvolgeva come un riflettore naturale.
«Voglio assaggiarti,» mormorò Leo con voce roca, e Fabio sentì un brivido correre giù per la schiena. Si sdraiò sulla coperta, lasciando che Leo si inginocchiasse tra le sue gambe. Il rumore della zip aperta, l’aria calda che sfiorava la sua erezione, e poi la lingua di Leo: lenta, decisa, un colpo rovente che lo fece gemere ad alta voce.
La bocca dell’escort era un vortice di calore e pressione. Lo succhiava a fondo, alternando movimenti veloci a lunghe discese in gola che lo facevano quasi tremare. Le mani di Fabio si persero tra i capelli corti di Leo, tirandolo verso di sé mentre il bacino si muoveva istintivamente.
«Cazzo, non fermarti…» ansimò, sentendo il proprio orgasmo montare. Leo intensificò il ritmo, tenendolo prigioniero tra le labbra fino a farlo esplodere, inghiottendo tutto senza distogliere lo sguardo.
Fabio, ancora ansimante, lo tirò su e lo baciò con foga, sentendo il sapore di sé sulla sua lingua. Le mani si mossero rapide, spogliandosi a vicenda finché non furono nudi, i corpi dorati dal sole e dal desiderio. Il membro di Leo, spesso e pulsante, premeva contro il ventre di Fabio.
Lo fece sdraiare, le gambe leggermente piegate, e si posizionò tra esse. La punta calda spinse contro l’ingresso stretto di Fabio, che trattenne un gemito mentre la pressione aumentava. Lentamente, la resistenza cedette e Leo lo penetrò, centimentro dopo centimentro, finché non furono completamente uniti.
Il ritmo iniziò lento, profondo, con ogni affondo che strappava a Fabio un respiro più affannoso. Poi, quando i loro corpi si adattarono l’uno all’altro, Leo accelerò, i colpi che facevano sobbalzare la barca. Il rumore dell’acqua e il suono delle loro spinte si mescolavano in una sinfonia carnale.
«Più forte…» implorò Fabio, e Leo obbedì, spingendolo al limite, tenendolo per i fianchi e penetrandolo con forza e precisione. Il calore che li avvolgeva era totale, il piacere montava senza possibilità di controllo. Vennero quasi insieme: Fabio, con un urlo che si perse nel vento, e Leo, affondando fino in fondo mentre il suo seme si riversava dentro di lui.
Rimasero stesi sulla coperta, il sole che iniziava a calare e il lago che li cullava dolcemente. Fabio guardò Leo, ancora con il cuore in gola.
«Forse dovremmo rivederci,» disse, e l’escort sorrise, accarezzandogli il volto.
«Forse dovremmo esplorare altri orizzonti… insieme.»
Mentre riportavano la barca verso Desenzano, sapevano entrambi che quello non era stato solo sesso. Era stata una connessione improvvisa e intensa, nata sull’acqua e destinata a spingerli verso nuove correnti.
Quando la barca attraccò al molo di Desenzano, Fabio e Leo scesero senza quasi dire una parola. Non ce n’era bisogno: i loro corpi parlavano già abbastanza. Camminarono veloci verso l’albergo sul lungolago, le mani che si sfioravano appena, ma ogni contatto era un colpo di corrente.
Appena la porta della camera si chiuse alle loro spalle, Leo spinse Fabio contro il muro e lo baciò con una fame feroce. Le lingue si intrecciarono, i respiri si fecero corti, e le mani iniziarono a spogliare con gesti rapidi e decisi. In pochi secondi erano entrambi nudi, la pelle calda ancora segnata dal sole e dall’acqua.
Leo lo prese per i fianchi e lo guidò verso il letto. Fabio si lasciò cadere sul materasso, allargando le gambe in un invito esplicito. Leo si inginocchiò davanti a lui e gli afferrò il cazzo, ancora umido di sudore, iniziando a masturbarlo lentamente mentre lo guardava dritto negli occhi. Poi si chinò, prendendolo in bocca fino a sentirlo sfiorargli la gola.
Fabio gemette forte, affondando le dita nei capelli corti dell’escort. «Dio… così…» ansimò. Leo alternava succhiate profonde a colpi rapidi di lingua sulla punta, facendolo fremere. Ma non voleva farlo venire subito. Si staccò, il filo di saliva che collegava ancora le loro carni, e lo fece girare.
Lo mise a quattro zampe sul letto, passandogli una mano lenta lungo la schiena e poi giù, fino a stringergli i glutei. Si chinò, baciando e mordendo, per poi aprirlo con le dita e scendere con la lingua. Fabio sobbalzò quando sentì il calore umido penetrarlo, mentre Leo lo leccava con movimenti circolari e decisi, spingendo la lingua sempre più a fondo.
«Ti voglio dentro… adesso,» gemette Fabio, senza riuscire a resistere. Leo sorrise e si alzò, il suo cazzo duro e teso che pulsava d’attesa. Senza preavviso, lo spinse dentro con una sola spinta, affondando fino in fondo. Fabio lasciò uscire un gemito strozzato, il corpo che si piegava sotto la pressione.
Leo iniziò a muoversi con colpi lenti e profondi, tenendolo per la vita e tirandolo indietro a ogni affondo. Poi, gradualmente, accelerò, finché il suono delle loro carni che si scontravano riempì la stanza. Fabio gemeva senza pudore, le braccia che cedevano sotto di lui mentre si lasciava prendere completamente.
L’escort si chinò su di lui, affondandogli i denti nella spalla, e allo stesso tempo gli afferrò il cazzo, masturbando in sincrono con i suoi colpi. Ogni spinta lo mandava più vicino all’orlo, finché Fabio non esplose, il suo seme che macchiava le lenzuola mentre il corpo tremava.
Leo non si fermò: continuò a scoparlo con forza fino a quando il proprio orgasmo lo travolse. Affondò con un ultimo colpo profondo, riempiendolo e restando dentro mentre ansimava contro la sua schiena.
Rimasero così, incollati e sudati, il rumore dei loro respiri che rimbalzava contro le pareti della stanza. Quando finalmente si staccarono, Fabio si sdraiò sul fianco, guardando Leo con un sorriso stanco ma appagato.
«Sei un dannato professionista…» mormorò, mezzo serio e mezzo divertito.
Leo gli accarezzò il volto. «E tu un cliente che sa farsi ricordare.»
Fuori, il lago rifletteva le ultime luci della sera. Dentro, i loro corpi ancora caldi sapevano che quella non sarebbe stata l’ultima volta.
La notte era scesa su Desenzano, ma nella stanza di quell’albergo il tempo sembrava essersi fermato. Fabio e Leo erano rimasti stesi a letto, nudi, i corpi ancora segnati dalla loro ultima esplosione di piacere. Il silenzio era carico di elettricità, come se entrambi sapessero che la partita non era ancora finita.
Leo si alzò senza dire una parola, versò due bicchieri di vino e ne porse uno a Fabio. Poi, senza staccare lo sguardo, iniziò a toccarsi lentamente, accarezzando il proprio membro ancora semi-duro, mentre beveva un sorso. Quel gesto, così sfacciato e sicuro, fece risalire un’ondata di calore al ventre di Fabio.
«Non hai ancora finito con me, vero?» disse Fabio, con un mezzo sorriso.
«Neanche per sogno,» rispose Leo, lasciando il bicchiere e avvicinandosi al letto.
Lo spinse delicatamente a sdraiarsi di schiena, e salì sopra di lui a cavalcioni, il cazzo già teso che sfiorava il ventre di Fabio. Si abbassò per baciarlo, le lingue che si intrecciavano, e nel frattempo le mani di Fabio scivolarono sulle cosce muscolose dell’escort, stringendole.
Leo si spostò lentamente verso il basso, sfiorando con la lingua il petto di Fabio, poi il ventre, fino a fermarsi sul suo cazzo, già pulsante. Lo prese in bocca e lo succhiò a fondo, usando la lingua come un serpente che lo avvolgeva da ogni lato. Fabio gemette forte, piegando la testa all’indietro.
Quando sentì che Fabio stava per venire, Leo si fermò e si alzò. «Voglio che mi scopi senza freni,» ordinò, guardandolo con un lampo negli occhi. Si mise a quattro zampe sul letto, mostrando il culo sodo e perfetto, e si aprì lentamente con due dita, gemendo appena per provocarlo.
Fabio non resistette: si avvicinò e lo penetrò con un colpo deciso, facendo vibrare tutto il letto. Leo gemette forte, spingendo indietro il bacino per accoglierlo più a fondo. Il ritmo si fece subito violento, i colpi secchi che riempivano la stanza di suoni umidi e carnali.
«Più forte… fammi sentire che mi vuoi,» ansimava Leo, e Fabio obbedì, stringendogli i fianchi e spingendo finché non si sentì completamente perso nel calore stretto e avvolgente di lui. Ogni affondo era un colpo di pistone, ogni gemito un invito a non fermarsi.
Quando Fabio si avvicinò al limite, lo afferrò per i capelli e lo tirò verso il bordo del letto, mantenendolo piegato mentre affondava ancora più in profondità. Leo venne per primo, con un gemito basso e gutturale, mentre il suo seme colava sulle lenzuola. Fabio lo seguì subito dopo, esplodendo dentro di lui con una spinta finale che li lasciò entrambi senza fiato.
Si lasciarono cadere uno accanto all’altro, sudati, esausti e incredibilmente appagati. Il lago, fuori dalla finestra, brillava alla luce della luna.
Leo si girò verso Fabio, tracciando con un dito una linea sul suo petto. «Questa non è stata solo una scopata…» mormorò.
Fabio sorrise, prendendogli la mano. «Lo so. E non sarà l’ultima.»
Si addormentarono così, pelle contro pelle, con il respiro che si mescolava e il sapore di un legame appena nato ma già impossibile da ignorare.
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