- Pubblicata il 29/05/2025
- Autore: STEFANO
- Categoria: Racconti erotici gay
- Pubblicata il 29/05/2025
- Autore: STEFANO
- Categoria: Racconti erotici gay
L'AUTISTA PRIVATO - Arezzo Trasgressiva
Stefano scrutava l’orizzonte infuocato di Palermo dalle vetrate del suo hotel di lusso, al settimo piano. Il sole si stava tuffando nel mare, tingendo il cielo di arancio e cremisi. Era arrivato in città per lavoro, tre giorni di meeting e formalità, ma adesso che l’agenda era vuota e la sera avanzava, il richiamo sensuale della notte siciliana diventava troppo forte da ignorare.
Il silenzio della suite, immensa e perfettamente ordinata, gli dava un senso di vuoto. Accese una sigaretta, lasciando che il fumo si mischiasse con l’odore di biancheria pulita e aria condizionata. Gli venne un’idea, improvvisa. Aprì un’app di autonoleggio di lusso e selezionò "servizio con conducente". Voleva esplorare la città, ma non da turista. Desiderava qualcosa di più... autentico. Magari anche più eccitante.
Quando Karim arrivò, Stefano impiegò qualche secondo a collegare che fosse proprio lui l’autista. Era giovane, forse venticinque anni, alto, pelle ambrata ed occhi neri come la pece, intensi, curiosi. Indossava pantaloni aderenti, color carbone e una camicia bianca sbottonata sul collo, che lasciava intravedere il petto liscio e una catenina d’oro sottile. Era il tipo di ragazzo che si notava subito. Il tipo di ragazzo che sapeva di piacere.
«Stefano?» chiese con voce calda, leggermente roca. Il suo sorriso era insieme educato e sfacciato, come se sapesse che l’uomo davanti a lui non l’aveva chiamato solo per vedere la città.
Durante il giro notturno, Karim gli mostrò una Palermo intima, quasi segreta. Evitava i percorsi turistici, preferendo guidare tra viuzze dove la storia si annidava nei muri scrostati e nei balconi pieni di piante rampicanti. Parlavano di arte, di vita, del sud e del nord, di uomini e desideri.
Ma Stefano era distratto. Ogni tanto lo sguardo si perdeva sul profilo del ragazzo, sulle sue mani che stringevano il volante, sulle vene in rilievo degli avambracci, sull’arco della bocca. Notò anche come Karim, nello specchietto retrovisore, lo osservasse spesso, con uno sguardo che sembrava denudare ogni pensiero.
«Ti piace la città?» chiese Karim, accennando un mezzo sorriso.
«La città è splendida. Ma il tuo tour... è ancora più interessante.»
Karim rise piano. «Sono bravo a far vedere ciò che gli altri non trovano.» Poi si voltò leggermente verso di lui, abbassando la voce. «E offro anche qualche servizio extra, se ti va.»
Stefano sentì un brivido percorrergli la spina dorsale. «Che tipo di servizio?» domandò, anche se il tono della voce tradiva l’eccitazione.
Karim si fermò in una stradina isolata, circondata da edifici barocchi. Spense il motore e si girò verso Stefano. Gli occhi scuri ora erano fiamme. «Un’esperienza personale. Intima. Solo per te.» Lo disse come un vero escort gay siciliano, consapevole del proprio fascino.
Il tempo sembrò rallentare. Stefano non rispose. Si limitò ad annuire.
Karim si spostò nel retro dell’auto, e con eleganza si inginocchiò davanti a lui. Non c’era imbarazzo, solo un desiderio denso nell’aria. Sfilò la cintura di Stefano con movimenti lenti, poi abbassò i pantaloni. Il cazzo di Stefano era già teso, gonfio. Karim lo afferrò con una sicurezza che parlava di esperienze precedenti, ma lo guardava come se fosse la prima volta.
Lo prese in bocca con voracità. La lingua avvolgeva la punta, poi scivolava lungo l’asta con una lentezza torturante. Ogni movimento della bocca era misurato, preciso, come se stesse assaporando qualcosa di raro. Stefano affondò le mani nei suoi capelli, mentre la testa del ragazzo si muoveva avanti e indietro con crescente ritmo. I gemiti bassi di Stefano riempivano l’auto, alternati al rumore bagnato della bocca che lo succhiava.
«Cristo... così... non fermarti…» sussurrò, quasi implorando.
Karim si fermò di colpo, con un filo di saliva che scendeva dal suo mento. Gli occhi lucidi, pieni di lussuria. «Vieni con me.»
Lo condusse fuori dall’auto, attraversarono una piccola piazza e si infilarono sotto un portico antico. Nessuno li vedeva, solo l’eco lontano della città e il profumo del mare nell’aria.
Cominciarono a spogliarsi lentamente, come due amanti che avevano aspettato troppo. Karim si avvicinò e lo baciò, con fame, con rabbia. Le lingue si cercavano e si mordevano, le mani esploravano ogni centimetro di pelle. Stefano sentì il cazzo di Karim, duro e bollente, premere contro il suo addome. Lo accarezzò, stringendolo con forza. Era grosso, teso, perfetto.
«Voglio che mi scopi qui. Contro questo muro,» disse Karim, ansimando.
Si piegò leggermente, offrendosi. Prese un preservativo da una tasca interna dei jeans e un piccolo flacone di lubrificante. Stefano si preparò in fretta, poi lo afferrò per i fianchi e lo penetrò con un colpo deciso. Karim gemette, il suono profondo, quasi animale.
Iniziarono a muoversi con ritmo crescente. I colpi erano violenti, ma pieni di desiderio. Karim si spingeva indietro ad ogni affondo, incitandolo. «Sì… così… scopami forte… fammi sentire che ci sei…»
Il rumore della pelle che sbatteva contro la pelle, i loro gemiti, il respiro spezzato: tutto si confondeva nell'aria calda di Palermo.
Stefano lo scopava con forza, afferrandogli i fianchi, mordendogli il collo, tirandogli indietro i capelli. Karim gemeva, si stringeva attorno a lui con i muscoli tesi, perfettamente vivo sotto ogni colpo.
«Stai per farmi venire...» sibilò Karim, toccandosi mentre Stefano continuava a spingerlo contro il muro.
Entrambi vennero quasi insieme, con urla soffocate nella notte. Karim tremò, le gambe che gli cedevano, mentre il piacere lo attraversava come un'onda rovente. Stefano lo seguì un istante dopo, affondando con un ultimo colpo dentro di lui e lasciando che tutto il piacere lo svuotasse.
Rimasero lì, per un momento, appoggiati l’uno all’altro, respirando piano.
Poi si rivestirono in silenzio, tra piccoli sorrisi e sguardi complici. Karim si passò una mano tra i capelli, ancora sudato. «E allora? Palermo ti ha soddisfatto?»
Stefano rise, sistemando la giacca. «Oltre ogni aspettativa. E tu… sei stato la guida perfetta.»
Si scambiarono un ultimo bacio, veloce, pieno di promesse non dette.
Quando Stefano rientrò in hotel, l’aria condizionata della hall sembrava gelida rispetto al calore ancora addosso. Si infilò nell’ascensore con il sapore di Karim ancora sulle labbra e un pensiero fisso in testa: questa notte sarà difficile da dimenticare. E forse, sotto sotto, non voleva dimenticarla affatto.
Seconda notte a Palermo…
Stefano non dormì molto quella notte. L’odore di Karim gli era rimasto sulla pelle, sulle dita, nel respiro. Continuava a sentire il calore del suo corpo addosso, la voce roca che lo incitava, lo sguardo affamato che lo penetrava come se potesse leggergli dentro. Si svegliò presto, con un’erezione ancora viva e un pensiero fisso: Lo voglio ancora.
Passò la giornata fingendo di lavorare, rispondendo a email inutili e sorseggiando caffè sulla terrazza dell’hotel. Ma ogni suo pensiero tornava lì, sotto quel portico, contro quel muro, dentro Karim. Nel tardo pomeriggio, cedette all'impulso. Aprì l'app sul telefono e mandò un messaggio al numero salvato la notte prima: "Stasera, stesso posto? Ma voglio di più."
La risposta arrivò dopo pochi minuti. "Di più... è il mio campo. Ore 22. Non portare niente. Solo voglia."
Quando Stefano uscì, l’aria era più calda della sera precedente, e la città sembrava respirare in modo diverso. Karim lo aspettava nello stesso punto, appoggiato al cofano dell’auto, con una t-shirt nera attillata che metteva in risalto il petto scolpito e jeans consumati, strappati all’altezza delle cosce. Stavolta non sorrideva. Lo guardava con una calma predatoria, come se sapesse già cosa stava per succedere.
Senza una parola, lo fece salire. Guidarono in silenzio fino a una strada laterale vicino al Foro Italico, dove le palme ondeggiavano leggere nella brezza e le onde del mare lambivano i moli abbandonati. Karim spense il motore, poi si girò verso di lui.
«Hai detto che vuoi di più. Sai cosa significa, Stefano?»
Stefano deglutì, gli occhi fissi su quella bocca che aveva imparato a conoscere troppo bene. «Sì. Voglio che mi prendi tu, stavolta. Voglio essere tuo.»
Karim sorrise. Ma era un sorriso lento, quasi crudele. «Scendi.»
Lo guidò fino a un magazzino abbandonato a pochi passi dal mare. Una porta arrugginita si aprì su uno spazio buio e silenzioso, illuminato solo da una lampadina industriale che penzolava dal soffitto. Il rumore del mare fuori si mescolava al battito del cuore di Stefano.
Karim lo spogliò lentamente. Prima la camicia, poi i pantaloni, poi l’intimo. Ogni gesto era controllato, sensuale, come un amante che si gode ogni centimetro. Lo fece rimanere nudo al centro dello spazio, con il cazzo duro e l’ansia in gola.
«In ginocchio,» ordinò, la voce bassa, autoritaria.
Stefano obbedì.
Karim si tolse la maglietta, rivelando un petto perfetto, lucido di sudore. Tirò fuori il cazzo, già duro, grosso, e lo portò alle labbra di Stefano. «Apri.»
Stefano lo prese in bocca, lasciando che quel sapore lo invadesse, mentre le mani di Karim si infilavano nei suoi capelli, guidando il movimento con fermezza. «Sì... succhialo bene. Così... proprio così, troia mia…» Il tono era diverso, sporco, selvaggio.
Dopo alcuni minuti, Karim lo fece alzare di scatto, lo spinse contro una vecchia scrivania coperta di polvere. Gli allargò le gambe con violenza, poi si chinò a baciargli l’interno delle cosce, mordicchiando piano, risalendo verso l’ano.
Lo leccò con lentezza, facendolo gemere, mentre un dito lubrificato scivolava dentro, poi un secondo. «Ti voglio aperto, pronto a sentirmi tutto.»
Quando fu pronto, Karim lo prese. Senza fretta, ma con decisione. Lo scopò in piedi, da dietro, affondando ogni colpo come se volesse marchiarlo. Stefano gemeva, sudava, si piegava in avanti con le mani sulla scrivania, mentre il cazzo di Karim lo riempiva completamente.
Ogni spinta era più violenta, più intensa. Karim lo afferrava per i fianchi, poi per la gola, poi lo tirava per i capelli, ansimando nel suo orecchio. «Ti piace, vero? Essere scopato come una puttana da un escort gay nel cuore di Palermo.»
«Sì… cazzo sì… continua, ti prego…»
Karim lo girò, lo prese in braccio e lo fece sedere sulla scrivania. Continuò a scoparlo guardandolo negli occhi, il sudore che colava sulle tempie, i corpi che si sbattevano con furia.
Stefano si toccava mentre veniva, un getto potente che gli esplose sul petto, mentre Karim lo seguiva pochi secondi dopo, venendo dentro il preservativo con un ringhio profondo.
Rimasero lì, fianco a fianco, senza parole. Solo respiri, il rumore del mare e il battito dei cuori.
Dopo qualche minuto, Karim parlò. «Sai che non sei il primo cliente che mi chiede qualcosa in più… Ma sei l’unico che me lo fa desiderare davvero.»
Stefano lo guardò, ancora nudo, con il corpo segnato da morsi e graffi. «E tu sei il primo che mi scopa così. Come se sapessi esattamente chi sono.»
Un bacio lento. Un ultimo sguardo.
Poi Karim accese una sigaretta, appoggiato al muro, mentre Stefano si rivestiva.
Forse quella notte non fu solo sesso. Forse fu qualcosa che cominciava a bruciare sotto pelle. E Stefano lo sapeva: non era ancora finita.
L’ultima notte…
Stefano tornò all’hotel con il corpo ancora indolenzito, la pelle arrossata nei punti dove Karim lo aveva stretto, morso, posseduto. Aveva la mente confusa e il cazzo ancora pulsante di piacere residuo. Eppure, qualcosa dentro di lui lo teneva sveglio: una fame più profonda, un bisogno che andava oltre l’eccitazione del momento.
Aprì una birra dal minibar, si sdraiò sul letto e fissò il soffitto. Il pensiero di Karim era ovunque: nel profumo delle lenzuola, nel silenzio della stanza, nei brividi improvvisi che gli attraversavano la pelle.
Alle 2:17 ricevette un messaggio.
“Voglio salutarti come meriti. Terrazza dell’hotel. Nudo sotto l’accappatoio.”
Non rispose. Si alzò, si spogliò completamente, si mise l’accappatoio dell’hotel e salì sul rooftop, dove c’era una piccola spa con jacuzzi e lettini, chiusa a quell’ora. Ma la porta era socchiusa. E Karim lo aspettava già lì.
Stava seduto sul bordo della vasca, una luce azzurrina lo avvolgeva. Era completamente nudo, la pelle oliata, lucida sotto le luci soffuse. Lo sguardo era serio, diverso, come se sentisse che quella era davvero l’ultima volta.
Stefano si avvicinò, lasciò cadere l’accappatoio senza dire una parola. Il suo cazzo era già mezzo duro, il respiro accelerato.
Karim si alzò e gli andò incontro. Gli prese il viso tra le mani e lo baciò. Lento, profondo, un bacio che aveva dentro tutto: desiderio, possesso, nostalgia, bisogno. Poi lo fece stendere su un lettino, gli salì sopra e cominciò a massaggiarlo con l’olio caldo.
«Stasera voglio che godi come non hai mai goduto.»
Le mani di Karim scivolavano su tutto il suo corpo, accarezzandolo, stimolandolo, preparandolo. Gli baciava la schiena, il collo, mordicchiava il lobo, sfiorava i capezzoli con la lingua. Ogni tocco era una promessa.
Poi lo fece girare. Stefano era completamente esposto, eccitato, vulnerabile. Karim si inginocchiò e gli prese il cazzo in bocca come se fosse sacro. Stavolta non era solo sesso: era adorazione.
Lo succhiava con lentezza estrema, risalendo e scendendo con la lingua, mentre lo guardava fisso negli occhi. Poi si sedette sopra di lui, impalandosi lentamente, lasciando che il cazzo di Stefano lo riempisse centimetro dopo centimetro.
«Guardami mentre ti prendo tutto… fino in fondo.»
Stefano lo afferrava per i fianchi, gli accarezzava il petto, si aggrappava ai suoi capezzoli duri. Karim cavalcava con eleganza, ma con forza, facendo ondeggiare il bacino avanti e indietro, fino a colpirgli le cosce con i glutei sodi, pieni.
Il rumore dell’acqua della jacuzzi, i loro gemiti, la vista della città illuminata: tutto contribuiva a rendere quel momento surreale.
A un certo punto Karim si piegò in avanti, le loro bocche si cercarono ancora. «Riempimi, voglio sentirti dentro mentre vengo…» sussurrò.
Stefano venne con un grido soffocato, affondando fino in fondo. Karim venne subito dopo, spruzzando sul suo petto con uno spasmo di piacere, mentre le gambe gli tremavano.
Rimasero abbracciati per lunghi minuti, senza parlare.
Poi Karim si alzò, si lavò con l’acqua calda, si rivestì con calma.
«Domani riparti, vero?» chiese, senza voltarsi.
«Sì. Ma... vorrei restare.»
Karim si girò e gli sorrise. Ma stavolta era un sorriso triste. «Palermo è piena di uomini che dicono così. E tu sei uno di quelli che deve tornare alla sua vita. E va bene così.»
Stefano annuì. Non aveva parole.
Karim si avvicinò, gli diede un ultimo bacio, lungo, lento, profondo. Poi gli sussurrò all’orecchio: «Ricorda una cosa. Anche se non mi rivedrai mai più… io ti ho avuto davvero. Non solo il corpo. Tutto.»
E se ne andò.
Stefano restò lì, nudo sulla terrazza, a guardare le luci del porto e il cielo che cominciava a schiarirsi. Palermo stava svegliandosi. Ma qualcosa dentro di lui si era addormentato per sempre, lasciando solo il ricordo caldo e bruciante di una passione che non avrebbe mai più ritrovato.
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