In camera con vista mare - Arezzo Trasgressiva

La brezza marina si insinuava tra le pieghe della sera, portando con sé l'eco delle onde che si infrangevano contro la scogliera. Giulio, imprenditore romano dal portamento elegante e dallo sguardo carico di desideri taciuti, era nella sua suite con vista sul mare a Olbia. Le pareti vetrate dell’hotel sembravano dissolversi nel tramonto, mentre il cielo si tingeva di arancio e rosso come la pelle che si scalda sotto dita esperte.

Era la settima sera che Giulio trascorreva da solo, immerso nel silenzio ovattato del lusso. Ma quella sera aveva deciso di rompere l’incantesimo dell’attesa. Aveva finalmente prenotato un incontro con Nina, un’escort sarda che circolava nei racconti sussurrati degli uomini di alto livello come un mito vivente. Un corpo da statua greca, lineamenti delicati, ma sguardo da predatrice. Una voce morbida come velluto e occhi che promettevano peccati raffinati.

Il tintinnio del ghiaccio nel bicchiere fu coperto dal suono dei suoi tacchi sul pavimento. Giulio si voltò, il cuore che accelerava come prima di un salto nel vuoto. Nina entrò con la grazia fluida di chi sa di avere ogni sguardo addosso. Il vestito rosso aderiva alle sue curve con malizia, lasciando poco spazio all’immaginazione. I loro occhi si agganciarono e in quell’istante Giulio capì: la notte sarebbe stata sua.

Nina non perse tempo. Gli si avvicinò con lentezza studiata, lo fissava mentre le sue dita iniziarono a slacciare la sua cravatta. Ogni gesto era lento, sensuale, un preludio al disarmo. Mentre lo spogliava con maestria, Giulio sentiva la tensione sciogliersi, come se ogni pezzo di stoffa rivelasse non solo la sua pelle, ma la sua voglia repressa.

Lo guidò verso la grande vetrata che si apriva sul mare. Lo denudò completamente, lasciando che fosse il tramonto a baciarlo prima di lei. Si inginocchiò, i capelli lucidi che gli sfioravano le cosce, e con uno sguardo ipnotico lo prese in bocca. La lingua di Nina si muoveva lenta, precisa, disegnando cerchi, spirali, fino a far tremare le ginocchia di Giulio. Era una scopata orale fatta d’arte, senza fretta, con una consapevolezza erotica rara. Ogni succhiata era un assaggio del paradiso.

Poi si fermò. Lo prese per mano, lo trascinò fuori, sul balcone esposto al cielo e al mare. Con una sicurezza disarmante gli saltò addosso, stringendo le gambe attorno ai suoi fianchi. E lì, in piedi contro la ringhiera fredda, cominciò a cavalcarlo. Il suo corpo si muoveva con lentezza iniziale, quasi a torturarlo, poi con forza crescente. I suoi gemiti si confondevano col rumore delle onde, ogni spinta era un colpo che faceva vibrare l’intero corpo di Giulio.

Lui la stringeva forte, affondava le mani nei suoi fianchi, guidando quei movimenti impazziti mentre guardava il suo viso in estasi illuminato dalla luna. Era tutto troppo, troppo bello, troppo intenso.

Ma Nina non aveva ancora finito.

Scese da lui, con un gesto teatrale si distese sul pavimento del balcone. Sollevò le gambe, flessuose e perfette, e con voce ferma disse: «Voglio che vieni solo con i miei piedi.»

Giulio, acceso come una torcia, si avvicinò. Prese il suo membro pulsante e iniziò a strofinarlo contro le piante dei piedi di lei. Il contatto era unico, caldo, morbido, e carico di sottomissione. Nina lo fissava, il sorriso tagliente, mentre con movimenti sapienti usava i piedi per stimolarlo, schiacciando, accarezzando, dominando.

Fu un’esplosione. Giulio venne con un grido rauco, lasciando il seme su quelle dita perfette che Nina accarezzava ancora, godendosi ogni goccia come un trofeo.

Rimasero distesi, nudi e stremati, sul pavimento del balcone, abbracciati, mentre il mare sotto continuava il suo eterno gemere. Ma la notte era ancora lunga, e Nina non era certo il tipo da concludere dopo un solo atto.

Più tardi, avvolti nelle lenzuola di seta, Nina iniziò a raccontare antichi miti sardi, riti sensuali che evocavano divinità perdute e forze primordiali dell’isola. La sua voce era come una nenia ipnotica. Giulio la ascoltava rapito, il corpo sazio, ma l’anima in allerta, pronta a ricevere ancora.

Si baciarono, si accarezzarono, si persero di nuovo. Ogni tocco di Nina sembrava attingere a una saggezza erotica antica, come se quell’isola le avesse insegnato a governare gli istinti degli uomini. Giulio si lasciò condurre, di nuovo, in quel viaggio sensuale fatto di gemiti, mani, sussurri e sudore.

All’alba, mentre lei si rivestiva lentamente, Giulio la osservava. Era ancora pieno di lei, come se ogni parte del suo corpo conservasse un’impronta. «Ci rivedremo?» chiese con un filo di voce.

Nina si voltò, il sorriso enigmatico sulle labbra. «Giulio, questa notte è stata unica. Ma il mio tocco resterà con te, in ogni onda che bacia la spiaggia... e in ogni soffio di vento che accarezza la tua pelle.»

E uscì, lasciando dietro di sé profumo, mistero e un ricordo indelebile.

Giulio rimase immobile, con il mare davanti e la mente ancora annebbiata. Capì che quella notte non era stata solo sesso, ma un vero rituale. Un’esperienza che gli avrebbe scaldato il sangue per molto tempo ancora.

E mentre il sole saliva, la brezza portava via il ricordo di Nina, ma non il suo effetto. Quel piacere raffinato, potente, quasi sacro, era il vero lusso. L’unico che contava davvero.

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