- Pubblicata il 05/08/2025
- Autore: Miriam
- Categoria: Racconti erotici etero
- Pubblicata il 05/08/2025
- Autore: Miriam
- Categoria: Racconti erotici etero
Il profumo dell'uva - Arezzo Trasgressiva
Sotto il cielo terso di un pomeriggio autunnale, le vigne appena fuori Asti si tingevano di tonalità calde, un mosaico di rosso, arancione e giallo che si stendeva fino all'orizzonte. Miriam, enologa di talento e di esperienza, si preparava per una degustazione privata, un rituale che aveva sempre amato per la sua capacità di unire la passione per il vino a quella per la vita stessa.
Andrea, il suo cliente, un uomo di 42 anni dal fascino discreto, era arrivato con qualche minuto di anticipo. Divorziato e ancora segnato dalle cicatrici di un matrimonio fallito, cercava conforto nel nettare degli dei, sperando forse di trovare nelle sfumature del vino quelle risposte che la vita gli aveva negato.
Miriam lo accolse con un sorriso, uno di quegli sguardi che nascondono storie e malinconie, e gli porse un calice colmo del suo miglior Barbera. I loro occhi si incrociarono e in quel breve attimo si scambiarono un'infinità di pensieri inespressi.
Mentre camminavano tra i filari, Miriam parlava con entusiasmo delle uve e dei metodi di vinificazione, ma Andrea era distratto, catturato dalla sua voce, dal modo in cui i suoi occhi verdi brillavano sotto i raggi del sole morente. Si sentiva come un adolescente al suo primo appuntamento, eccitato e nervoso allo stesso tempo.
Giunti in un angolo appartato, sotto una vite secolare, Miriam propose un brindisi. "Alla vita e alle sue sorprese," disse, alzando il suo calice. Andrea rispose con un sorriso, sentendo un calore crescente dentro di sé che andava oltre l'effetto dell'alcol.
Il loro brindisi si trasformò in un bacio, inizialmente esitante, poi sempre più passionale. Le mani di Andrea si infilarono sotto la gonna di Miriam, trovando la sua pelle calda e vellutata. Lei sussurrò un "sì" appena percettibile, spingendosi contro di lui, sentendo il suo desiderio premere contro il suo corpo.
Si lasciarono cadere su un plaid che Miriam aveva avuto la lungimiranza di portare con sé. Lì, tra il profumo del mosto e il suono del vento tra le foglie, iniziarono a esplorare i loro corpi con una lentezza che era sia tortura che piacere.
Miriam si sollevò per slacciare la camicia di Andrea, scoprendo un petto ben definito, segnato dal passare del tempo ma ancora attraente. Lui, a sua volta, scivolò le dita sotto il bordo della sua camicetta, liberando i seni pieni e sodi. Si chinò per assaporare i capezzoli eretti, facendo sussultare Miriam con un misto di dolore e piacere.
"Fanculo, Andrea," ansimò lei, mentre lui continuava a baciarla e a mordicchiarla, "non ho mai desiderato nessuno come te in questo momento."
Si spogliarono completamente, lasciando che la brezza autunnale li avvolgesse, un amante invisibile che li accarezzava con mani gentili. Bevendo vino direttamente dalla bocca dell'altro, si accarezzarono, ridendo e gemendo, persi in un vortice di sensazioni.
Andrea scivolò giù, tra le gambe di Miriam, determinato a farle provare un piacere che non aveva mai sperimentato prima. Con la lingua e le dita, la portò al limite, facendola contorcere e dimenare fino a quando un orgasmo potente e inaspettato non la travolse, lasciandola senza fiato.
"Sei incredibile," mormorò Miriam, ancora tremolante per l'intensità del suo climax. "Voglio sentirti dentro di me."
Andrea non se lo fece ripetere due volte. Si posizionò tra le sue gambe, sentendo la sua eccitazione crescere ancora di più quando il calore umido della sua figa si strinse attorno alla punta del suo cazzo. Entrò lentamente, godendosi ogni centimetro di quel paradiso stretto e bagnato.
"Oh cazzo, Miriam, sei così stretta," gemette, mentre iniziava a muoversi dentro di lei, trovando un ritmo che li portò rapidamente verso un nuovo apice di piacere.
Miriam avvolse le gambe attorno alla vita di Andrea, spingendolo più a fondo, urlando il suo nome mentre un altro orgasmo la colpiva, più intenso del precedente. Sentì il suo cazzo pulsare dentro di lei, e poi il calore del suo seme che la riempiva, un legame viscerale che li univa in quel momento.
Rimasero abbracciati, sudati e senza fiato, mentre il sole tramontava e le ombre si allungavano tra i filari. Il mondo esterno sembrava lontano anni luce, e nulla esisteva al di fuori di loro due e del loro desiderio.
"Questo è stato... incredibile," disse Andrea, trovando finalmente le parole.
Miriam rise, un suono pieno di gioia e soddisfazione. "E pensare che è tutto merito del vino," scherzò.
Si vestirono lentamente, condividendo sguardi e sorrisi complici. Andrea sapeva che questa esperienza sarebbe rimasta con lui per sempre, un ricordo prezioso in un periodo della sua vita che era stato fin troppo grigio.
Mentre si separavano, con la promessa di rivedersi presto, Miriam gli prese la mano e gli disse: "Ricorda, Andrea, la vita è come un buon vino, va gustata lentamente, con passione e senza fretta."
E con quelle parole, Andrea capì che forse, finalmente, era pronto a ricominciare a vivere, a lasciarsi alle spalle il passato e a brindare al futuro, qualunque esso fosse. Perché in fondo, ogni calice vuoto è solo l'attesa di uno nuovo da riempire.
Dopo quel pomeriggio tra i filari, Andrea aveva provato a razionalizzare l’accaduto, ma ogni volta che chiudeva gli occhi sentiva ancora il sapore di Miriam sulla lingua.
Non era solo sesso. Era altro.
Qualcosa di vivo. Di necessario.
Quando ricevette il suo messaggio – “Domani sera. Degustazione privata. Porta il tuo istinto” – sentì le gambe cedere un istante.
Era pronto.
Aveva bisogno di rivederla. Di toccarla ancora.
La cantina era vuota, illuminata solo da una fila di candele e dal riverbero rosso del mosto nei tini aperti. Il profumo era inebriante, vinoso, erotico.
Miriam lo aspettava con un vestito lungo color prugna, il corpo nudo sotto il tessuto sottile. I capelli raccolti, le labbra tinte di un rosso deciso.
«Chiudi la porta, Andrea. E lascia lì tutto ciò che credi di sapere su di me.»
Non era un invito. Era un comando.
Andrea obbedì.
Si avvicinò.
E lei lo baciò con una fame nuova, più feroce, più padrona. Lo spinse contro un barile e lo slacciò in pochi gesti. Il suo cazzo era già duro, e lei sorrise.
«Ti sei mancato.»
Senza esitazione, si inginocchiò e lo prese in bocca con una lentezza maniacale, alternando profondità e suzione, occhi alzati verso di lui. Andrea ansimava, la mano nei suoi capelli.
Poi si fermò.
Si alzò.
E si spogliò di colpo.
«Oggi sarai il mio vino. E io… ti berrei fino all’ultima goccia.»
Lo legò con una corda di canapa a un supporto in legno, proprio davanti a un tino. Andrea, nudo e in tensione, era esposto e vulnerabile. Miriam prese una mestola di mosto e glielo versò addosso, lentamente, dal collo all’addome. Il liquido rosso colava lungo i muscoli, penetrava ogni piega della pelle.
Poi, lo leccò.
Lentamente, meticolosamente, come una gatta affamata.
Il mosto mescolato al sapore della sua pelle la faceva impazzire.
Quando arrivò al suo cazzo, glielo baciò con dolcezza, poi lo prese di nuovo tra le labbra. Ogni movimento era una tortura.
Andrea si contorceva, gemendo, sussurrando il suo nome, incapace di contenere il piacere.
Ma Miriam si fermò ancora.
«Voglio averti dentro. Adesso.»
Si montò su di lui, ancora legato, affondando lentamente. La sua figa era bagnata e calda, e lo accolse con una stretta perfetta.
Iniziò a muoversi con un ritmo ipnotico.
Il mosto schizzava, il suono della pelle contro la pelle rimbalzava sulle pareti in pietra. Miriam gemeva, ansimava, dominava. Andrea le mordeva le spalle, i seni, le labbra. La voleva fino all’osso.
Quando vennero, fu contemporaneamente. Un’esplosione violenta. Il cazzo di Andrea pulsava dentro di lei, mentre Miriam si piegava all’indietro urlando, i muscoli tesi, le cosce bagnate.
Rimasero immobili, sudati, appiccicati, sporchi di mosto e di sesso.
Più tardi, con una coperta addosso, seduti vicino alle botti, Andrea guardò Miriam.
«Non so cosa cazzo mi stai facendo… ma non voglio smettere.»
Lei lo fissò.
Seria.
«Neanche io. Ma c’è una cosa che devi sapere.»
Il finale a sorpresa
Miriam si alzò e prese una vecchia foto da un cassetto.
Era sbiadita, ma si vedeva chiaramente: un uomo, in piedi, con un bicchiere di vino in mano.
Era il padre di Andrea.
«Lui… era il mio amante,» disse Miriam, con voce calma.
«È morto qui, in questa cantina, vent’anni fa. Durante una vendemmia come questa. Ed ero io con lui, quando il cuore lo ha tradito. Ero giovane, inesperta. E non ho potuto salvarlo.»
Andrea sbiancò.
Sentiva il sangue gelarsi nelle vene.
«L’ho amato più di quanto abbia mai amato chiunque. Per anni ho creduto di non poter più provare desiderio. Poi sei arrivato tu, con i suoi occhi, il suo stesso modo di tenere il bicchiere… lo stesso odore sulla pelle.»
Un silenzio tagliò l’aria.
«Non ti ho cercato. Ti ho riconosciuto. E ora non so più se ti voglio perché sei tu… o perché sei lui.»
Andrea la fissava. Il cuore che martellava. Il cazzo ancora mezzo duro.
Il piacere e la vertigine si confondevano.
Poi rise.
Una risata nervosa. Ma vera.
«E se fossi entrambi?»
Miriam lo raggiunse. Lo baciò ancora.
E mentre il profumo del mosto li avvolgeva, capirono entrambi che nessun vino sa invecchiare come un desiderio interrotto.
Altre storie in Racconti erotici etero