Dal balcone della vicina - Arezzo Trasgressiva

La luce del tramonto filtrava pigra tra le persiane della casa di Fabio, un uomo di trentasei anni, solitario per scelta ma mai solo davvero. I suoi occhi, sempre in cerca di dettagli, trovavano nel quartiere il proprio teatro quotidiano. Viveva al secondo piano di un palazzo anonimo di Alessandria, ma bastava affacciarsi dal balcone per sentire che qualcosa stava cambiando. Che qualcuno lo stava chiamando.

Di fronte a lui, ogni sera, si apriva una scena che ormai aveva assunto i tratti di un appuntamento sacro. Martina, trentatré anni, ex escort in pausa dalla vita notturna ma non certo dal piacere, aveva trasformato il proprio balcone in un palcoscenico di seduzione. Il suo corpo parlava una lingua che Fabio stava iniziando a capire, sera dopo sera. Ogni gesto, ogni movimento, ogni centimetro di pelle mostrata era un invito. E lui, spettatore fedele, rispondeva con sguardi sempre più affamati.

Una sera, mentre il cielo si incendiava di arancio e viola, Martina fece un gesto imprevisto: lo guardò dritto negli occhi e sorrise. Poi, lentamente, gli fece cenno con la testa. “Spogliati.”
Fabio esitò solo un istante. Poi slacciò la cintura, lasciò scivolare i jeans e sollevò la maglietta. Rimase in boxer, con il cuore che batteva come un tamburo.

Martina non si limitò a guardarlo: iniziò a toccarsi. Prima sfiorandosi i seni sotto la canotta leggera, poi scivolando con la mano tra le gambe, proprio lì, dove la luce del tramonto accarezzava la sua pelle nuda. Il suo dito circolava lento sul clitoride, la bocca socchiusa, gli occhi fissi su Fabio.

«Toglili,» disse, indicando i boxer di lui con un tono che non ammetteva repliche.
Fabio obbedì, liberando il suo cazzo duro come pietra. Se lo prese in mano, accarezzandolo piano, seguendo il ritmo del respiro di Martina, che ormai si stava masturbando senza più alcuna inibizione, con la foga e la grazia di chi conosce ogni punto del proprio corpo.

I loro corpi erano separati da una strada, ma legati da una tensione che sembrava accorciare la distanza. Si segavano per l’altro, sincronizzati, uniti da un filo invisibile fatto di sguardi, movimenti e gemiti sussurrati al vento.

«Vieni con me,» mormorò Martina con un sussurro carico di comando.
Fabio grugnì di piacere, le dita che si muovevano più veloci. In un attimo venne, lo sperma che gli esplose tra le dita come un fiotto di desiderio trattenuto troppo a lungo. Martina lo seguì, il corpo piegato, la figa contratta da un orgasmo violento che la fece urlare nel crepuscolo.

Quando tutto fu finito, si sorrisero. Nudi, lontani, eppure più vicini di quanto non fossero mai stati.

Il giorno dopo, Fabio non pensò ad altro. Contava le ore che mancavano al tramonto. Ogni dettaglio di Martina si era impresso nella sua mente: la pelle, il profumo immaginato, la curva perfetta delle anche.
E lei, come se lo sapesse, si fece trovare pronta.

Quella sera, Martina indossava un negligé trasparente, di quelli che sembrano più un invito che un abito. Si mosse lenta, sinuosa, ballando sul balcone come se stesse ascoltando una musica che solo loro due potevano sentire. Fabio si sedette, il cazzo già in tensione sotto i pantaloni.

Martina sollevò una gamba sulla ringhiera, offrendo a Fabio una vista perfetta della sua figa rasata. Le dita già lavoravano lente, mentre lo guardava fisso.
«Fammelo vedere,» ordinò, la voce un sussurro erotico nel crepuscolo.
Fabio ubbidì, togliendo tutto, iniziando a masturbarsi con lentezza, guardandola come si guarda una divinità. I loro movimenti si specchiavano, le loro espressioni sincronizzate da un desiderio crudo e sincero.

Quando Martina prese un piccolo vibratore e iniziò a penetrarsi lentamente, Fabio perse il controllo. Vennero insieme, i loro gemiti che sembravano attraversare la strada come una corrente calda. La loro complicità era ormai un rituale.

Passarono giorni, settimane, e i loro giochi divennero sempre più audaci. Fabio accendeva candele ogni sera, come in un appuntamento intimo. Martina rispondeva con lingerie sempre più provocante, con dildo di vetro, con giochi nuovi ogni volta. Avevano superato la soglia del semplice guardare: volevano sentirsi.

Una sera, Fabio prese il cellulare e attivò la videochiamata.
Martina rispose nuda, il suo viso acceso dalla luce delle candele.
«Voglio sentire il suono del tuo piacere,» disse.
E così si masturbarono in diretta, tra sospiri, gemiti e parole sporche sussurrate.
«Voglio vederti venire per me. Voglio sentire ogni respiro che ti sfugge quando ti perdi dentro di me, anche solo con gli occhi.»

Fabio venne con un gemito profondo, la mano che stringeva il cazzo, il seme che colava sul petto. Martina lo seguì subito dopo, il viso contratto dal piacere, le gambe tremanti.

Quella notte, entrambi faticarono ad addormentarsi.

Fabio chiuse gli occhi e la vide, nuda sulla sua scrivania, le mani legate dietro la schiena, la bocca aperta in un grido muto. Martina lo sognò inginocchiato davanti a lei, le labbra sulle sue cosce, il suo viso sepolto tra le pieghe calde della sua figa, mentre le mani la tenevano aperta e tremante.

Si cercavano, sempre, anche nei sogni.

Poi venne il giorno in cui Fabio trovò, attaccato alla ringhiera, un bigliettino profumato:
“Stasera non guardarmi. Bussa. Ti lascerò entrare.”

E in quel momento, Fabio capì che tutto stava per cambiare.
Che la fantasia era diventata realtà.
Che i balconi erano solo un’anticamera.
Che l’immaginazione era il prologo di qualcosa di molto più intenso.

Vota la storia:




Iscriviti alla Newsletter del Sexy Shop e ricevi subito il 15% di sconto sul tuo primo acquisto


Iscrivendoti alla newsletter acconsenti al trattamento dei dati personali come previsto dall'informativa sulla privacy. Per ulteriori informazioni, cliccando qui!

Non ci sono commenti

Per commentare registrati o effettua il login

Accedi
Registrati